Ci sono fiabe che iniziano con C’era una volta, con protagoniste principesse, draghi e castelli incantati, e altre che prendono vita nella cantina di una piccola cittadina di provincia, a pochi passi dallo stadio comunale, dove il calcio non è quello patinato della Serie A, ma quello autentico e vissuto delle squadre dilettantistiche locali.

Ed è proprio in questo scenario che nasce U.S. Palmese, il nuovo film di Antonio e Marco Manetti, in arte i Manetti Bros., che con questa pellicola portano sul grande schermo una storia di passione sportiva, identità e comunità. Una produzione Mompracem con Rai Cinema e il contributo della Calabria Film Commission, che per i due registi ha anche un valore profondamente personale: un omaggio a Palmi, città natale della loro mamma, recentemente scomparsa, e teatro di tante estati della loro infanzia.
Da oggi, 20 marzo, ufficialmente al cinema – dopo il debutto alla Festa del Cinema di Roma e le varie anteprime che si sono susseguite dalla Calabria alla Capitale – U.S. Palmese è una fiaba calcistica che racconta di un’intera cittadina che si unisce per realizzare un’impresa folle quanto straordinaria: raccogliere fondi per acquistare un attaccante di fama mondiale e regalare così alla squadra locale un sogno senza precedenti. Un’idea visionaria che prende corpo grazie a Don Vincenzo, interpretato da un carismatico Rocco Papaleo, pensionato testardo e sognatore, capace di trascinare tutti in questa incredibile avventura.

Ad affiancarlo sul grande schermo un cast variegato che mescola grandi nomi, come Claudia Gerini nel ruolo della poetessa Adele Ferraro, e volti nuovi. Tra questi, Giulia Maenza nei panni della determinata Cettina e Blaise Afonso in quelli del campione Etienne Morville. E poi attori del panorama calabrese, come l’eclettico Max Mazzotta (Mister Mimì Bagalà) o Mario Russo (Manuele Surace), per citarne alcuni, e un nutrito gruppo di comparse locali, tra i quali i giocatori della vera US Palmese, che contribuiscono a dare autenticità al racconto.

Ma grande protagonista del film è anche Palmi stessa, con le sue vedute sul mare, i suoi luoghi più iconici, i tramonti sullo Stretto e le tradizioni secolari, come il Ballo dei Giganti, ma anche le sue contraddizioni. Perché U.S. Palmese non è solo una storia di sport e speranza, ma anche una finestra sulla realtà di un territorio che lotta tra la voglia di riscatto e le difficoltà quotidiane. Lo ricorda il personaggio Concetta, quando sottolinea con amarezza come in città manchino le infrastrutture, e soprattutto un ospedale funzionante. Eppure, nonostante tutto, la comunità riesce ancora a stringersi attorno a una squadra, a un sogno, a un film che finalmente fotografa un’immagine positiva del Sud.

E chissà se, per una volta, potrà essere la vita a imitare l’arte, e non il contrario, e che questo film non sia davvero di buon auspicio per un nuovo inizio per la città.
Sicuramente, un piccolo miracolo è già avvenuto: la riapertura del Cinema “Manfroce” di Palmi per l’anteprima con il cast e, già da ieri in esclusiva, per le proiezioni del film che continueranno nei prossimi giorni. Ed è bellissimo rivederne la sala gremita di spettatori di ogni età, uniti dall’emozione di rivedere la propria città sul grande schermo.
Cinema e sport, seppur diversi nei linguaggi, condividono un potere straordinario: quello di unire una comunità. Sarà capitato a molti, almeno una volta, di concordare con la poetessa Ferraro quando nel film afferma che «il calcio è l’oppio dei popoli», ma è innegabile che un lavoro come U.S. Palmese riesca a trasformare la passione sportiva in un racconto corale, capace di avvicinare generazioni e storie diverse sotto un’unica bandiera, dimostrando che, almeno per il tempo di una partita o di una proiezione, possiamo sentirci tutti uniti dallo stesso sogno.