L’estate, come ogni anno, è una stagione proficua per la coltivazione della marijuana nella Provincia di Reggio Calabria, soprattutto grazie alle idonee condizioni climatiche e le caratteristiche naturali del territorio aspromontano. Tuttavia, la piantagione rinvenuta nei giorni scorsi dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova ha sicuramente dei tratti originali e differenti da quanto si è abituati a scoprire.
In particolare, i militari avendo fondato motivo di ritenere che i due arrestati coltivassero sostanza stupefacente, hanno svolto una perquisizione in una loro proprietà rurale di Taurianova, ben protetta da muri perimetrali e da un professionale sistema di videosorveglianza. Oltre a varie buste con marijuana già essiccata, due piante di cannabis alte circa 80 cm e vari strumenti di pesatura e preparazione della sostanza, il tutto trovato in superficie, i carabinieri hanno notato una anomala botola che portava in un sotterraneo. Una volta aperta, scesi di qualche metro con una improvvisata scala e superata una porta in ferro, i militari si sono trovati davanti una sofisticata piantagione composta da 49 piante di canapa con una altezza di circa 80 cm l’una, in pieno stato vegetativo, con annesso impianto di ventilazione, illuminazione, aerazione e irrigamento automatico, nonché costosi dispositivi di temporizzazione.
Le pareti erano coperte anche da alluminio per mantenere la temperatura e le condizioni interne ottimali. Una sorta di “bunker” dove però non era nascosto un latitante ma cresciuta una piantagione di marijuana ad alta produttività. Le piante, lo stupefacente e tutti i dispositivi rinvenuti sono stati sequestrati, e la sostanza sarà sottoposta ad analisi tossicologica. Una volta messa sul mercato illegale, i numerosi chili di marjuana potenzialmente prodotta e venduta al dettaglio al grammo, avrebbe fruttato diverse decine di migliaia di euro.
Tale professionale e dispendioso impianto era inoltre alimentato abusivamente mediante un collegamento alla rete elettrica pubblica, immediatamente verificato e disattivato da personale tecnico intervenuto. Successivamente, le operazioni di perquisizione sono state estese presso le rispettive abitazioni ove è stato individuato un ulteriore allaccio abusivo alla rete elettrica che alimentava sia l’abitazione di Salvatore Recupero, sia un vicino esercizio pubblico di alimenti – Panetteria a lui riconducibile.
I due quindi, sorpresi nel terreno della piantagione e titolari delle forniture di energia elettrica illecitamente asportata anche per far crescere le piante, sono stati tratti in arresto in flagranza dai Carabinieri della Compagnia di Taurianova e il trentenne pregiudicato condotto in carcere, mentre il padre ristretto ai domiciliari fino al giudizio di convalida, a seguito del quale, il Giudice del Tribunale di Palmi ha convalidato gli arresti e confermato il carcere per Marco Recupero e gli arresti domiciliari per il padre.
L’intervento rientra nella più ampia e diffusa azione dei carabinieri della Piana di Gioia Tauro nel contrasto alla coltivazione di cannabis nel territorio, che ha già consentito di recente di individuare e distruggere una piantagione di 1.500 piante a San Ferdinando, a conferma di una sempre incisiva e pervasiva azione di contrasto al fenomeno disposta e coordinata dal Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro.