Riceviamo e pubblichiamo:
“Sul porto di Gioia Tauro stiamo lavorando con l’impresa per considerare se la cassa integrazione guadagni può aiutarla a superare questo momento di crisi”.
Questa la dichiarazione resa dal ministro Matteoli ieri a Reggio Calabria.
Che sul porto di Gioia Tauro ci fosse aria di dismissione crediamo non sia un mistero per nessuno.
Come Coordinamento dei Portuali di Gioia Tauro stiamo denunciando da tempo il costante disimpegno del Gruppo Contship Italia che, solo a parole, conferma il proprio interesse sul porto ma che, nei fatti, rivela una chiara strategia di progressivo abbandono dello scalo. Graduale e costante abbandono iniziato già da alcuni anni quando il Gruppo Contship non fece nulla per trattenere Grand Alliance a Gioia Tauro e con la successiva apertura del porto di Tangeri. Con la recente svendita di alcune gru di banchina che da Gioia Tauro finiscono alla Spezia e a Livorno, con il mancato investimento su nuove attrezzature per il rinnovo del parco mezzi e delle strutture del terminal.
Investimenti che invece concretamente si materializzano sul porto di Ravenna dove Contship Italia investirà nei prossimi anni alcune centinaia di milioni di euro.
Purtroppo avevamo visto bene sul disimpegno complessivo che si sta realizzando sul Porto di Gioia Tauro.
Nelle scorse settimane avevamo aspramente criticato anche la Regione Calabria poiché, a distanza di mesi dalla firma dell’APQ su Gioia Tauro, ancora non si è passati alle fasi attuative dell’accordo di programma no-nostante i fondi stanziati e i progetti immediatamente cantierabili.
Anche l’impegno delle Autorità Portuali del sud è risultato alquanto flebile. Quali sono i risultati in termini di aumento di competitività che doveva portare il progetto IMETA che associando i porti di Gioia Tauro, Cagliari e Taranto aveva come obiettivo primario quello di mantenere e promuovere nel tempo la propria leadership nel circuito dei traffici internazionali del Mediterraneo, attraverso un sistema di offerta integrata?
E oggi arrivano le dichiarazioni del ministro Matteoli secondo cui c’è la necessità di collocare 200 dipendenti in cassa integrazione per aiutare l’azienda a superare l’attuale momento di difficoltà. Ma quali sono le reali difficoltà di Medcenter se il porto di Gioia Tauro nei primi quattro mesi del 2011 rispetto allo stesso periodo del 2010 ha incrementato i propri flussi di traffico di circa il 10% ?
La verità è come stiamo denunciando da tempo è che non esiste nessun progetto concreto su Gioia Tauro soprattutto da parte di Contship Italia alla quale conviene confermare la propria presenza su Gioia Tauro soltanto per mantenere inalterato il suo monopolio sulle banchine del porto affinchè non si insedino eventuali concorrenti. E nello stesso tempo senza alcuna remora chiede al ministro Matteoli di riattivare la Cassa Inte-grazione per i propri dipendenti, piuttosto che mettere a disposizione di eventuali soggetti interessati a Gioia Tauro le quote di banchina e di piazzali che non utilizzerebbe a causa del grave momento di crisi paventato con tanta forza al ministro Matteoli da richiedere l’utilizzo di uno strumento così estemo come la CIGO.
Noi chiediamo con forza invece che Governo, Regione e Autorità Portuale intervengano con decisione per piegare l “egoismo imprenditoriale” di Contship Italia e chiedere definitivamente chiarezza sui programmi del gruppo affinché si possa modulare in modo concreto l’impegno di tutti sullo scalo senza costringere i calabresi a pagare una strategia imprenditoriale che non vede lo scalo di Gioia Tauro tra le priorità del Gruppo.
Chiediamo, inoltre, al Governo alle regione all’Autorità Portuale di rivedere la concessione delle banchine dello scalo di Gioia Tauro. Come sindacato insieme a tutti i lavoratori saremo in prima linea per ostacolare i progetti nefasti del Gruppo Contship e chiediamo a gran voce che oltre alla riduzione delle banchine per Medcenter si incentivino nuovi imprenditori che hanno voglia di investire seriamente su Gioia Tauro.
Coordinamento portuali