Riceviamo e pubblichiamo:
Il clamore che ha sollevato la vicenda del sequestro della IV linea del depuratore di Gioia Tauro, sito in cui noi prestiamo attività lavorativa, richiede che sia sentita anche la voce di chi è presente da un ventennio in questo impianto senza, grazie a Dio, avvertire alcuna patologia ed oggi, a causa di una situazione irreale e assurda, rischia di trovarsi “mandato a casa” per riduzione di operatività aziendale che si paventa a causa del sequestro.
È opportuno precisare che tutti noi lavoratori abbiamo famiglia e teniamo alla nostra vita più che al lavoro, quindi, se ipoteticamente avessimo pensato che dalla nostra azienda potesse derivarci un pericolo, sicuramente ci saremmo astenuti da questo lavoro e contrastato con tutte le nostre forze eventuali condotte illecite e dannose, cercando un’altra occupazione o vivendo di sussidi.
Invece, proprio perché siamo presenti per metà della giornata in questo luogo, sappiamo come, quanto e cosa si produce.
Anche in questa brutta situazione abbiamo chiesto risposte all’azienda, non sulla veridicità dell’accaduto perché esso è talmente assurdo che non merita rilievo, ma sul perché possano essere commessi degli sbagli così grossolani.
Su questo non ci è stata fornita risposta, ma ci hanno invece consegnato tutti i dati analitici degli organi preposti al controllo, es. ARPACAL. Ancora una volta, oggettivamente, ci hanno fornito prove del “buon lavoro” della nostra società.
Su ciò noi eravamo già sereni, quello che invece oggi ci affligge è il pensiero che stiamo rischiando il posto di lavoro, oppure il ricorso ad ammortizzatori sociali, per un insieme di inesattezze che sono utilizzate come indizi per l’apertura di un procedimento che ha condotto, nell’attesa di ristabilire al più presto possibile la verità, alla riduzione della produttività dell’impianto.
Rispettiamo i timori della popolazione ma, prendete NOI come esempio: la gran parte della nostra vita si svolge in impianto e grazie a Dio stiamo bene.
I dipendenti della IAM SpA