In occasione della Giornata Internazionale della Lingua Madre, è in programma a Seminara un convegno di studi dal titolo “Barlaam e il patrimonio culturale di Seminara” che si terrà domani, martedì 21 febbraio alle 16:30 presso l’aula consiliare del Comune.
L’evento è organizzato in collaborazione con il Club per l’Unesco di Campo Calabro e l’Unesco Club dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Dopo i saluti istituzionali del Sindaco Giovanni Piccolo, parteciperanno lo scrittore e storico Santo Gioffré, il Rettore del Monastero Ortodosso Padre Benedetto, il Delegato alla Cultura Domenico Scordo, Antonella Tripodi Presidente del Club UNESCO di Campo Calabro, Francesco Calabrò Responsabile scientifico UNESCO med Lab. Modera Natale Zappalà.
«Avremo l’occasione di ripercorrere la nostra storia e le nostre radici – scrive in una nota l’Amministrazione – evidenziando, ancora una volta, l’importante contributo che Barlaam e dunque anche Seminara hanno dato alla cultura mondiale. La valorizzazione del nostro patrimonio storico e culturale è stata, fin dal primo giorno, tra le priorità del nostro percorso e imperdibili occasioni come questa sono tappe che porteranno al nostro Rinnovamento».
Barlaam detto di Seminara o il Calabro nacque a Seminara nel 1290 e morì ad Avignone il 1º giugno 1348. Nella sua vita intellettuale ha attraversato tutti i campi del sapere umano: è stato un matematico, filosofo, vescovo cattolico, teologo e studioso della musica bizantina. Scrivendo in quest’ultimo campo anche un trattato di acustica. È considerato, insieme all’altro calabrese Leonzio Pilato, uno dei padri dell’Umanesimo europeo. Infatti la sua vita
si intreccia anche con quella del traduttore di lingua italiana della Reggio bizantina, monaco originario sempre di Seminara, Leonzio Pilato, anch’egli suo discepolo, componendo un prestigioso puzzle della storia della letteratura di tutti i tempi tutta calabrese.
Un’opera dello scultore taurianovese Alessandro Monteleone, che adorna la sala del consiglio provinciale di Reggio Calabria a palazzo di via Foti raffigura, in uno dei suoi tasselli, proprio Barlaam con i suoi tre illustri discepoli Petrarca, Boccaccio e Pilato, le cui vite a loro volta si incrociarono nel corso del 1300 nelle principali capitali culturali italiane.
Fu uno dei più convinti fautori della riunificazione fra le Chiese d’oriente e occidente nel tentativo di riunificare le due grandi chiese cristiane ha molto viaggiato spendendosi in prima persona per il dialogo. Sebbene gran parte della sua opera sia andata perduta, si conservano ancora di lui un buon numero di opuscoli di vario contenuto, in genere brevi, ma densi di pensiero. La maggior parte di essi sono sorprendentemente ancora inediti.
Quando nel 1342 arriva ad Avignone, Barlaam da Seminara sembra l’uomo mandato dalla provvidenza per fare uscire Francesco Petrarca dalla sua splendida solitudine degli ozi di Valchiusa. Il monaco calabrese infatti, conosce il greco, una rarità per la cultura dell’Europa occidentale, che a dispetto dei molti manoscritti, codici e scolii salvati da pazienti amanuensi, ha pochi studiosi in grado di leggere e tradurre in latino, in quanto allora le opere si traducevano in latino per poi essere lette e studiate.
Il monaco calabrese insegnò il greco a Petrarca e fu maestro di greco anche di Giovanni Boccaccio, ultimo grande del medioevo riconosciuti come i padri dell’umanesimo. I due sommi poeti, da anni cacciatori di libri, girano senza sosta per monasteri e abbazie alla ricerca di rotoli e papiri contenenti opere greche e latine, capolavori che sopravvivono sotto le ceneri della barbarie medievale.
Barlaam aiutò Petrarca nella lettura dei libri che questi possedeva nella sua biblioteca ma che per lui apparivano oscuri. Il monaco fu poi nominato vescovo di Gerace e dovette rientrare frettolosamente in Calabria per indossare la mitra e impugnare il pastorale della più antica diocesi greca d’occidente.