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Saggio compagno: Ladini era il capo del nuovo clan di Cinquefrondi


CINQUEFRONDI – Con l’operazione “saggio compagno” in cui sono state denunciate 41 persone e fermate altre 36, la Dda di Reggio Calabria ha assestato un duro colpo alla nuova cosca cinquefrondese di ndrangheta, creata, secondo gli inquirenti, da Giuseppe Ladini insieme ai Petullà e ai Foriglio.

I fermati

I fermati di questa mattina sono: Costantino Tripodi (del 1945), già capo della locale di Cinquefrondi, Michele Ierace (del 1958), Antonio Petullà (del 1949) Antonio Napoli(del 1957), Saverio Napoli (del 1964), Rocco Iannizzi (del 1971), Vincenzo Zangari (del 1973), Orazio Ierace (del 1978), Michele Ierace (del 1991), Raffaele Bruzzese (del 1952), Domenico Ladini del (1955), Renato Fonti (del 1964), Girolamo Primerano (del 1974), Gaetano Migliaccio (del 1977), Fabio Porcaro (del 1976), Maurizio Monteleone (del 1974), Rocco Petullà (del 1966), Angelo Petullà (del 1989) Raffaele Petullà (del 1992), Maria Polsina Bruzzese (del 1993), Saverio Foriglio (del 1963) Rocco Foriglio (del 1995), Salvatore Cuturello (del 1970), Attilipo Giorgi (del 1984), Francesco Giorgi (del 1975), Renato Iannone (del 1970), Nicodemo Lamari (del 1958), Francesco Longordo (del 1979), Saverio Napoli (del 1985), Fabio Papaluca (del 1986) Maurizio Pronestì (del 1975), Rocco Varacalli (del 1987), Giuseppe Vigliante (del 1986), Michele Vomera (del 1991) e Pasquale Zaita (del 1991).

L’operazione è stata nominata “Saggio compagno” dalle parole con cui Giuseppe Ladini si rivolgeva a Leonardo Tigani.

Le indagini

L’indagine è stata avviata nel novembre 2013 dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, sulla base di alcuni sviluppi dell’operazione “Vittorio Veneto” che aveva portato all’arresto a Cinqueforndi di otto persone responsabili di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga e armi.

Tra gli arrestati c’era anche il 43enne Rocco Francesco Ieranò, considerato il capo della ndrangheta di Cinquefrondi. Ieranò dopo aver tentato senza successo di evitare la cattura, ha avviato un percorso di collaborazione con la giustizia.

Giuseppe Ladini

Gli inquirenti ritengono che dopo l’arresto di Ieranò il bastone del comando sia passato al 37enne Giuseppe Ladini.

L’uomo, con numerosi precedenti associazione a delinquere di tipo mafioso, associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, ricettazione e riciclaggio, era già stato arrestato nella primavera del 2014, insieme ad altre sette persone (la moglie Antonella Bruzzese, Lorenzo Bruzzese, Emanuele Papaluca, Leonardo Tigani, Antonio Raco, e Antonio Valerioti) per traffico di armi (leggi l’articolo).

Dalle successive indagini è emerso che nonostante fosse ai domiciliari, Ladini avesse costituito e stesse consolidando una nuova articolazione di ndrangheta.

Grazie alla collaborazione dei familiari, Ladini incontrava in casa sua, numerosi pregiudicati, facenti capo non solo al contesto delinquenziale di Cinquefrondi, ma anche ad altre aree della province di Reggio e di Vibo.

Gli investigatori hanno scoperto che Ladini, grazie alla forza di intimidazione derivante dal suo essere un uomo di ndrangheta, esercitava un controllo capillare del territorio, attraverso numerosi delitti in materia di “armi e stupefacenti, contro il patrimonio, la vita e l’incolumità individuale, con riferimento anche al settore degli appalti boschivi”.

I carabinieri hanno sequestrato un’impresa di rifornimento carburanti, un ristorante, otto beni immobili, tra terreni e fabbricati, ventuno tra conti correnti e rapporti bancari ed una quota societaria, relativa ad un’azienda di trasporti, riconducibili ad alcuni degli indagati per un valore stimato di oltre cinquecento mila euro. Nel corso di alcune perquisizioni domiciliari i carabinieri hanno trovato e sequestrato 3 pistole, 2 fucili e 218 cartucce di vari calibri.

Il decreto di fermo di indiziato di delitto è stato emesso dalla Direzione distrettuale Antimafia di Reggio e l’operazione è stata effettuata dai carabinieri con l’ausilio dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria.

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