Presenti, al tavolo dei relatori, il sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi (che ha aperto i lavori) e l’assessore con delega all’Urbanistica, Mimmo Scriva, i sindaci di Serrata, Salvatore Vinci, di San Pietro di Caridà, Mario Masso, di Feroleto della Chiesa, Giuseppe Mileto, ed il capogruppo del raggruppamento che dirigerà la progettualità del Psa, Fulvio Nasso
«Dopo 4 anni si è giunti finalmente a capo di una situazione di disagio che ha interessato i comuni accorpati in questo Psa – ha spiegato Vinci – noi abbiamo la necessità di far partire la progettazione e, grazie all’architetto Nasso, siamo sicuri di poter uscire dall’impasse che ha caratterizzato fino ad oggi i nostri territori».
Ha poi preso la parola l’architetto Scriva: «All’inizio, da professionista, non ero molto convinto dell’accorpamento dei comuni che fanno parte di questo piano di sviluppo, trattandosi di territori che, a prima vista, non hanno nulla in comune tra loro». Secondo il professionista rosarnese «sarebbe stato più logico fare un accorpamento tra Rosarno, Gioia Tauro e San Ferdinando, ma visto che ciò non è stato possibile, per una mancanza di lungimiranza sia da parte delle passate amministrazioni che dell’ufficio all’Urbanistica regionale, oggi siamo riusciti a sgombrare la mente da pregiudizi di sorta, rendendoci invece conto che questi comuni sono legati fra di loro da aspetti socio-culturali ed economici non indifferenti».
A chiudere il dibattito ci ha pensato l’architetto Nasso, che ha sottolineato che «tutte le attività saranno rese pubbliche passo per passo, visto che la traccia metodologica sarà inserita nel sito e poi distribuita durante tutti gli incontri che si svolgeranno sul territorio». Il professionista ha spiegato che «la vita di un Piano dura circa 50 anni, anche se ci sono delle eccezioni, come, ad esempio, quello di Palmi redatto nel 1911. Vi sono, quindi, circa due generazioni di cittadini che vengono coinvolte e che subiscono, in qualche modo, gli effetti sia positivi che negativi di queste opere».
Il territorio sarà quindi investito da un nuovo modello di riferimento, che porterà ad una nuova cultura urbanistica associata.
Francesco Comandè