ROSARNO – Archiviate le elezioni politiche il Pdl rosarnese, forte del successo ottenuto (37% dei consensi) fa il punto della situazione e chiede, «a nome di tutti i cittadini stanchi dell’andazzo poco onorevole dell’amministrazione», le dimissioni del sindaco Elisabetta Tripodi «come atto di responsabilità nei confronti della città».
Se è vero che «lo tsunami Grillo – si legge nella nota stampa – incarna il malcontento anche dei nostri concittadini, così come quello di buona parte degli italiani, è altrettanto palese, in questo pur mutato scenario politico, il successo ottenuto in città dal Pdl, il quale è riuscito a portare a casa un risultato ben al di sopra della media nazionale ».
Quella dei piddiellini è una presa di posizione forte, che oltre a palesare «il proprio orgoglio per il largo successo elettorale, non lascia dubbi sul fatto che la sinistra costituisca un polo politico poco apprezzato dalla popolazione rosarnese, che ha premiato la coalizione del centrodestra con un 52% totale».
Il 13% raccolto in città dal partito di Bersani, per i berlusconiani medmei, altro non è che «un significativo flop di tutta la coalizione di centrosinistra, che governa la macchina amministrativa da oltre due anni, e che è stata punita dai cittadini a causa di un’azione amministrativa carente sotto ogni punto di vista».
I piddiellini criticano quindi la cosiddetta “Nuova primavera medmea”: «i signori della sinistra – si legge infatti – durante questi ultimi mesi, sono stati troppo impegnati nel dare corso e seguito alla tanto decantata ‘Rinascita di Rosarno’ sicché non hanno avuto il tempo per andare ad intercettare il consenso elettorale. Ma la realtà, purtroppo, ci dice qualcosa di differente: in questi due anni la città è andata sempre più verso un lento ed inesorabile declino».
Per il Pdl l’amministrazione si è dimostrata «assolutamente priva di idee e senza orizzonti certi». Il sindaco, che durante la campagna elettorale aveva promesso che si sarebbe occupato dell’ordinaria amministrazione, sarebbe stato risucchiato «dalle beghe interne che hanno portato, in breve tempo, a subire dimissioni in massa di assessori e consiglieri che hanno messo a nudo la manifesta incapacità di questa compagine politica di gestire la cosa pubblica».
Risultato: «giornalmente assistiamo a nuovi crateri sulle nostre principali strade, assenza di pulizia nelle piazze e negli spazi verdi, spazzatura che inonda il paese, decoro urbano ai minimi termini, assenza di opere di urbanizzazione in alcuni importanti quartieri della città e via discorrendo».
Dulcis in fundo: «da mesi assistiamo ad un tira e molla sulla vicenda di uno dei due posti lasciati liberi dall’Udc in giunta, per il quale non si riesce a trovare una sintesi. Stiamo quindi assistendo ad un’azione caratterizzata da un servilismo politico attuato attraverso il conferimento di inutili deleghe esterne a consiglieri di maggioranza per mantenerne lo stimolo all’attaccamento alla poltrona».
Proprio in virtù di ciò, «stanchi dell’andazzo incerto e poco onorevole al quale non vogliamo certo abituarci, non possiamo che chiedere al nostro sindaco le dimissioni. Ciò servirebbe per evitarle l’esposizione continua al ricatto di una maggioranza ormai risicata in consiglio e anche per consentirle più egoisticamente di occuparsi meglio del suo lavoro di segretario comunale».
Francesco Comandè