ROSARNO – Le dimissioni dell’assessore alla P.I. Michele Brilli hanno tenuto banco durante il consiglio comunale svoltosi nel tardo pomeriggio di ieri presso l’Auditorium comunale di Rosarno, che ha registrato l’assenza dei gruppi consiliari del Pdl e di Grande Sud.
Il primo cittadino del comune medmeo, dopo aver espresso «piena solidarietà agli assessori Fabrizio e De Maria per i vili attentati subìti ultimamente», ha inaugurato il dibattito rispondendo ad alcune dichiarazioni rilasciate dall’ing. Brilli, il quale ha pubblicamente asserito, durante i giorni scorsi, che le ragioni delle sue dimissioni siano dovute ad un «processo di stampo comunista» che avrebbe visto il sindaco, «buona madre di famiglia» cedere «al ricatto di quattro consiglieri dissidenti»: Italiano, D’Agata, Borgese e Calarco.
«Le dimissioni – ci ha tenuto a spiegare la Tripodi – sono scaturite da incompatibilità di carattere personale sfociate in forti problematiche politiche». Tutto ciò ha portato «ad una decisione responsabile (e condivisa) per il bene dell’amministrazione». La donna ha più volte ribadito di non esser mai stata «oggetto di ricatti o complotti» né ha accennato ad eventuali sostituzioni o rimpasti di giunta. Adesso «l’ing. Brilli – ha concluso l’amministratrice – è libero di portare avanti la propria lotta personale, per il torto che crede di aver subito, da libero cittadino».
Sull’argomento è intervenuto anche, Pippo Italiano che, dopo aver ufficialmente ritirato le proprie dimissioni da capogruppo Pd, ha smentito le dichiarazioni di Brilli, asserendo di «aver a cuore solo ed esclusivamente il bene comune della città». La parola è poi passata a Peppe Papasidero (capogruppo di Sel) e Toni Ascone (capogruppo Udc).
Non sono mancate le lamentele da parte del capogruppo di minoranza Mimmo Rizzo (“Scopelliti Presidente”), che ha sferrato un duro attacco alla maggioranza, colpevole di «non avere a cuore il bene della città e di aver troncato ogni rapporto di collaborazione sia con le altre forze politiche presenti in consiglio comunale che con il mondo dell’associazionismo rosarnese». In totale disappunto con l’assemblea consiliare, Rizzo ha poi deciso di non voler «partecipare ad alcuna votazione, pur avendo a cuore la tutela dei diritti di tutti cittadini rosarnesi».
Durante il dibattito il sindaco ha proposto alcuni punti da discutere nel prossimo consiglio comunale: «la richiesta d’istituire (visto che a fine mese il Nucleo Anticrimine di Rosarno sarà trasferito a Vibo Valentia) un commissariato di polizia in città per rafforzare il senso di sicurezza della popolazione e la possibilità di esentare dal pagamento di contributi i commercianti che decideranno di denunciare il racket, traendo spunto dalla forza morale dimostrata dal gioielliere Gelanzè nel corso di uno degli ultimi processi di ‘ndrangheta che hanno colpito la nostra cittadina».
Si è poi andati avanti con gli altri punti all’ordine del giorno: approvazione delibere delle sedute precedenti; nomina componenti dei giudici popolari; istituzione commissione consiliare toponomastica e nomina componenti; atto d’impulso ad azione della variante parziale del PRG ai sensi dell’art 65/14 e delle successive modifiche e integrazioni; deliberazione Corte dei Conti; comunicazione prelievo dal Fondo di riserva per festività natalizie.
Il civico consesso si è chiuso con una comunicazione riguardante la costruzione del rigassificatore di Gioia Tauro: «questo è un grosso problema che ci apprestiamo a fronteggiare a causa delle decisioni prese dalle terne prefettizie che reggevano i tre comuni dell’area portuale negli anni scorsi» ha dichiarato il primo cittadino. Nonostante durante l’ultimo consiglio comunale fosse stata revocata la delibera che esprimeva il parere obbligatorio ma non vincolante per il ministero, è stato proposto di avviare, insieme ai sindaci di Gioia e San Ferdinando, «una grande manifestazione popolare o un consiglio comunale aperto che coinvolga i tre comuni».
Francesco Comandè