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Rosarno, Coldiretti: Stop all’inganno aranciata

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L'arrivo dei mezzi a piazza Valarioti

ROSARNO – “No all’aranciata che spreme Agricoltori e Lavoratori e inganna i Consumatori”. Questo il tema della giornata organizzata a Rosarno dalla Coldiretti e che ha fatto confluire, nella cittadina pianigiana, migliaia di agricoltori da tutta la regione.

La mattinata è iniziata con il corteo dei mezzi agricoli (un centinaio circa) partiti dallo sbocco autostradale medmeo e concluso nella centralissima piazza “Valarioti”.

«Questo è il nostro modo di dire “No” allo sfruttamento da parte delle multinazionali che usano il nostro succo per arricchirsi, pagandolo una miseria» hanno spiegato, alla presenza di amministratori locali, regionali e nazionali, i piccoli proprietari terrieri di Rosarno.

«Ci sentiamo sfruttati, insieme ai lavoratori migranti, dalla vendita di “bevande ingannevoli”, che mentono sul reale contenuto di succo usato, colpendo le piccole imprese agricole e i lavoratori che fanno confluire il proprio prodotto per un compenso irrisorio: 7 centesimi per un chilo di arance».

Saccà, Oliverio, Molinaro, Tripodi e Cannatà

La manifestazione si è poi spostata presso l’Auditorium comunale, facendo letteralmente esplodere, per il vasto numero di partecipanti, la sala convegni allestita per l’occasione.

Al tavolo dei relatori, oltre al presidente regionale di “Coldiretti” Pietro Molinaro e al primo cittadino di Rosarno, Elisabetta Tripodi, vi erano Nicodemo Oliverio, capogruppo Pd  in Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, il presidente provinciale di Coldiretti, Francesco Saccà e il presidente locale dell’associazione di agricoltori, Domenico Cannatà.

«Per Coldiretti, Rosarno è la capitale agricola dell’intera Regione – ha esordito Molinaro – e affinchè ci sia un rilancio dell’agricoltura calabrese bisogna partire da qui». Dopo aver spiegato i cambiamenti economici, dovuti alla globalizzazione, degli ultimi 50 anni il dirigente ha spiegato che «è necessario pretendere una competizione alla pari, altrimenti si tratta di pura e semplice “concorrenza sleale”». Il “succo di Rosarno” «non teme concorrenza in quanto a genuinità e qualità dei prodotti e questo Coca Cola lo sa bene. Se vogliono usare succo brasiliano o irlandese, che lo facciano pure ma ci deve essere l’indicazione dell’origine delle arance sulle etichette».

Secondo il presidente regionale dell’associazione di agricoltori, infatti, «oggi, il succo brasiliano arriva direttamente al Porto di Gioia, ma una volta uscito da lì viene mischiato e spacciato per prodotto italiano e ciò alimenta la catena dello sfruttamento che colpisce gli anelli piu’ deboli: piccoli proprietari e migranti. Coldiretti lotta per il riconoscimento di un giusto prezzo per i produttori».

Dello stesso parere anche la Tripodi e Oliverio. Dopo aver spiegato che gli “Scontri di gennaio 2010” furono una diretta conseguenza della crisi agrumicola degli ultimi anni, il sindacoha spiegato che «anche se in un mondo globalizzato è difficile proteggere le “peculiarità di un territorio”, non dimentichiamo che negli anni precedenti abbiamo avuto un Governo che ha difeso, e bene, le “quote latte” del settentrione, infischiandosene delle “quote agrumicole” della Piana».

L’intervento di Oliverio è iniziato con un esempio molto significativo: «per pagare un caffè al bar, ognuno di voi dovrebbe presentarsi con due buste di plastica contenenti ben 11 kg di agrumi, mentre servono solo 3 litri di latte per fare la stessa operazione di baratto. Come potete quindi vivere con quel poco che viene dato dalla produzione degli agrumi e come è possibile che rispetto anche alla crisi di un territorio così povero ci lucrino su anche e multinazionali che arrivano qui a spremere ancora di più lavoratori e proprietari terrieri?».

Oliverio si è chiesto «come sia possibile che ancora oggi, a due settimane dalla stipula dell’accordo tra U.E. e Marocco, in Italia ancora non se ne sia parlato?».

«Il Marocco, con i suoi 1200 ettari di nuovi agrumeti, (un quinto di quelli della Piana) inciderà negativamente sul mercato agrumario di Rosarno, resta quindi da capire in che modo saranno difese le produzioni locali rispetto «ad un accordo così strano».

Un altro punto importante trattato durante la conferenza è quello della legge per far aumentare il succo d’arancia nelle bibite «che oggi si chiamano “bibite di fantasia”, perché uno immagina l’aranciata e invece da ai propri figli un miscuglio di zuccheri, coloranti e additivi». Una battaglia di legalità va quindi fatta, e, secondo il deputato Pd «quel 12% va aumentato anche al 18 o al 20% in modo che, dopo aver stabilito di utilizzare una “cartà di’identità del prodotto”, si possa puntare su un prodotto di qualità da offrire sul mercato».

Francesco Comandè

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