ROSARNO – «In molti anni di “giudiziaria” e di “nera” ho conosciuto molti ‘ndranghetisti, li incontri durante i processi, li senti parlare, leggi le loro intercettazioni e alla fine ti rendi conto di quanta “pochezza” ci sia in queste persone, sono veramente degli accattòni, e lo dico a ragion veduta, dato che una persona può speculare su qualsiasi cosa, ma quando lo fa sulla vita dei propri figli, significa che non vale veramente nulla». Queste le prime parole di Giuseppe Baldessarro, che insieme a Manuela Iatì ha tenuto banco, ieri, all’ultimo appuntamento estivo con i “caffè letterari dei giovani”, presentando il libro “Avvelenati”.
Oltre ai due autori sono intervenuti Oriana Sghembari, edizioni “Città del Sole”, Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, Francesco Bonelli, assessore alle Politiche Giovanili e Pasquale Papaianni, presidente della consulta giovani. L’incontro è stato moderato da Domenico Mammola, giornalista di Calabria Ora.
I due scrittori hanno “scientificamente” tracciato il quadro integrale di una verità che è sotto gli occhi di tutti, una realtà che “avvelena” quotidianamente la gente di Calabria, che muore misteriosamente con un’incidenza di tumori, neoplasìe e leucemie incredibilmente sopra la media nazionale. Nell’era della “tracciabilità informatica” sentiamo ancora parlare di intrecci velati, di frenetici giri di denaro illecito, di connivenze e menzogne politico-mafiose, un muro di gomma che impedisce il venire a galla dei fatti reali.
«Questo libro ti lascia dentro una profonda angoscia – hanno spiegato Baldessarro e la Iatì – ed è appunto la sensazione che speravamo di trasmettere ai nostri lettori, non per un fatto di sadismo, ma perché puntiamo ad una presa di posizione da parte del cittadino calabrese, abituato ad abbassare la testa di fronte a tutto ciò che lo riguarda e lo daneggia». Si chiude quindi in attivo il bilancio di questa prima rassegna culturale, che ha visto, negli ultimi mesi, un crescendo di pubblico, sempre più attento ed interessato alla vita socio-culturale della città.
Francesco Comandè