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Rosarno: Aurelio Timpani sul caso Coca Cola

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Aurelio Timpani

Incredibile ma vero.  La multinazionale Coca cola Company nel tentativo di salvare la faccia, dopo quanto emerso da un servizio giornalistico, prende la decisione “drastica” di annullare i contratti della fornitura di succo di arancia dalla Calabria. La Piana di Rosarno, quindi, si è macchiata agli occhi dei più, della grave colpa di essere oramai vista  come la nouvelle “Lousiana  sfruttatrice di lavoratori Africani  e il Colosso Americano lancia la Crociata antischiavista.

Caso strano due date combaciano: il 1861 data in cui il Sud dell’Italia subì la spoliazione delle sue fabbriche , degli  Opifici  e la conseguente deportazione.  Stesso periodo la crociata antischiavista del buon Lincoln , che fu solo un “Business”, L’Assurdo:  durante la “nobile” lotta per la liberazione dei negri, i soldati blu sterminavano sistematicamente il popolo indiano.

Oggi Coca Cola “stermina” il già misero comparto agrumicolo, fonte di reddito di migliaia di produttori. In questa storia dai risvolti contorti prende forma la consapevolezza che la sottopaga dei produttori agrumicoli non faccia notizia, anzi la cosa sembra riguardare poco o niente sia il Governo Regionale che quello Nazionale, quasi nella consapevolezza che siamo un Popolo abituato alle discriminazioni.

Ma se la stessa sorte dei nostri braccianti Calabresi, avviene in egual misura, poco più  poco meno ai lavoratori Africani, la notizia rimbomba fragorosamente, al punto che la mannaia scende inesorabilmente, “tranciando” quel poco che consentiva alla macchina di tenerci in vita

Credo sia giunta il momento di gridare forte che non ci stiamo più. Togliamo il “Cerume” ai Governi sordi, che hanno “barattato” i prodotti  Meridionali, con l’esportazione verso i paesi del Maghreb della tecnologia obsoleta  dei vecchi trattori Fiat stipati nei depositi, impegnandosi a importare indiscriminatamente i loro prodotti agricoli.

Vorrei infine ricordare  alla Cola Company, che non salverà la faccia mettendo sul lastrico migliaia di produttori e le loro famiglie. Questo macigno segnerà e peserà sulla loro coscienza e a ricordaglielo saranno tutti i calabresi che invito  caldamente a non acquistare più i loro prodotti, fin quando non pagheranno un prezzo equo che consenta al produttore di vivere e lavorare i propri terreni e conseguentemente assumere a tariffa congrua sia i braccianti calabresi che quelli africani”.

Aurelio Timpani
DipartimentoNazionale Agricoltura Futuro e Libertà per l’Italia

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