ROSARNO – La memoria di Giuseppe Valarioti (giovane professore di lettere, segretario sezionale del Pci, ucciso in un agguato mafioso il 10 giugno 1980), è tornata, nel pomeriggio di oggi, al centro del dibattito culturale della città di Rosarno, grazie al prestigioso premio dedicato alla sua persona e riportato in auge, dopo 6 anni di stop, dall’amministrazione comunale targata Elisabetta Tripodi.
L’appuntamento, dedicato al tema della “Conoscenza”, è stato l’imprinting iniziale verso un lungo ed articolato “percorso di legalità” che vedrà, grazie ad un protocollo d’intesa siglato con il “Museo della ‘ndrangheta”, la giunta comunale della cittadina in riva al Mesima impegnata nell’istituzione di un “tavolo progettuale permanente”, che punterà alla promozione di iniziative nel campo della legalità e della sicurezza, alla realizzazione di “azioni di sensibilizzazione” sul fenomeno ‘ndranghetistico, e che avrà un occhio di riguardo per gli studenti che frequentano le scuole cittadine di ogni ordine e grado.
Il premio, intitolato a Valarioti fu istituito negli anni ’90, con voto unanime, dal consiglio comunale dell’epoca. Nelle varie edizioni, è stato concesso all’impegno antimafia e a quello sociale di enti, personaggi e istituzioni. Alle cerimonie di premiazione hanno partecipato, di anno in anno, le più alte autorità istituzionali e culturali di centro-sinistra e centro-destra: Presidenti di Camera dei deputati e del Senato, Presidenti di Commissione Parlamentare Antimafia; magistrati; uomini di cultura e registi cinematografici. Sono stati premiati imprenditori che hanno denunciato estorsioni, opere cinematografiche, lavori scolastici, tesi di laurea sul fenomeno mafioso e giornalisti. Nel gennaio del 2003 fu premiata l`opera d`arte (una scultura bronzea in ricordo di tutte le vittime della mafia) di Maurizio Carnevale, collocata, appunto, in piazza Valarioti, a Rosarno.
Seduti al tavolo dei relatori vi erano Totò Bottiglieri, presidente del consiglio comunale nonché nipote del compianto Valarioti; Carmelo Cannatà, vicesindaco di Rosarno (il sindaco, Elisabetta Tripodi, non ha potuto prendere parte ai lavori in quanto impegnata ad Orvieto, al Forum delle amministratrici locali del Pd); Mario Caligiuri, assessore regionale alla Cultura; Michele Brilli, assessore alla P.I.; Nicola Gratteri, procuratore aggiunto presso la Dda di Reggio e Claudio La Camera, direttore del “Museo della ndrangheta”.
«La ‘ndrangheta è stata sempre sottovalutata – sono state le prime parole di Caligiuri – e così anche la letteratura che l’ha riguardata, prima che alcuni fatti eclatanti, come l’omicidio Fortugno e la strage di Duisburg la portassero alla ribalta mediatica, facendo si che i riflettori si accendessero su una regione da sempre dimenticata. Oggi le cose sono cambiate, l’attenzione è alta e questa deve essere l’occasione per lanciare un messaggio importante: la Calabria sta cambiando a suon di cultura».
Nicola Gratteri, prima di ricevere il premio per l’impegno profuso nella lotta alla criminalità organizzata, che attanaglia in modo particolare la nostra martoriata provincia, ha esordito spiegando, ai giovani presenti in sala, che «non bisogna farsi abbagliare dai falsi valori della ’ndrangheta. Quello che state vivendo, vista la vostra giovane età – ha spiegato il magistrato – è il momento più delicato della vostra esistenza, quello delle scelte, e voi dovete essere e non sbagliare, altrimenti vi rovinerete la vita per sempre».
Una vera e propria “lezione di vita”, quella impartita da questo straordinario “uomo di Stato”, che quotidianamente combatte le potenti ‘ndrine del reggino. Una esortazione a prendere in mano il proprio destino, onde evitare di concedersi ingenuamente ai tentacoli della “piovra calabrese” (la ‘ndrangheta) che negli anni ha dilaniato il tessuto sociale di un’intera regione. «Io solitamente non prendo parte alle manifestazioni di sole persone adulte – ha spiegato infine Gratteri – perché loro sono già formate, hanno fatto le loro scelte. Amo parlare con i giovani, tentando, per quanto possibile, di incidere positivamente sulla formazione delle loro coscienze».
Durante la manifestazione hanno preso parte al dibattito anche Carmen Lacquaniti, responsabile della mediateca comunale, che ha inaugurato, sul palco, un settore speciale per la biblioteca, riservato ai “libri della legalità” e Peppino Lavorato, già sindaco della città di Rosarno, amico e compagno di partito di Peppe Valarioti.
Francesco Comandè