Mi emozionava entrare in frutteria. Era come se il mio corpo si distendesse per il sollievo. C’era un che di eccitante nell’entrare in un negozio, come se nulla potesse farmi gioire di più. Troppi giorni trascorsi al chiuso.
Riscoprii che fare shopping mi rendeva felice. In parte ciò era dovuto all’aspettativa, in parte all’accoglienza delle commesse che si mostravano calorose.
Addirittura mi appassionavano i libri di botanica, in quel periodo. Iniziai, quindi, a leggere la storia delle prime piante che popolarono il Mediterraneo. E quelle che, da ricordi nostalgici, amava piantare mio nonno, nella casa di campagna.
Entrai in edicola per cercare riviste di cucina perché volevo ritornare ad impastare. Mi dava una tale gioia lavorare con le mani, nonostante fossero, da tempo, come pietrificate. Amavo, in particolar modo, preparare la pizza e i ravioli farciti di zucca e salsiccia.
Dopo aver dedicato del tempo alla lettura, avevo, inoltre, un’incessante voglia di chiacchierare.
Salutavo chiunque incontrassi lungo la strada, pur se non ci conoscevamo.
Avevo una spudorata voglia di fermarmi a spettegolare per ore con il panettiere dalle guanciotte paffutelle. Il suo sorriso mi inebriava di un insolito ottimismo.
Già… avevo bisogno di un fottuto ottimismo!
Quanti chili ho messo su in questi mesi?! Nonostante ciò, con spirito trionfante decisi di preparare una torta al cioccolato. Missione compiuta, direi. Finalmente, ritornavo ad assaporare il sapore del cioccolato. Lo avevo rimosso, onestamente. Che goduria!! E pensare che basta poco per immergersi in una doccia di benessere fisico e mentale! Le papille gustative esploderanno di gioia come fuochi d’artificio, d’ora in poi!!
Avevo terminato l’ultimo ciclo di chemio. Finalmente.