«…assatilu iri ca non capisci nenti. Iddhu sempi ssettatu nda ssa’ panchina stavi, i quando brisci finu a quandu scura…»
“Iddhu”era zio Pinuccio.
Fremevano i preparativi per le nozze, era estate, un’estate molto calda. Mia madre, donna Angelina, era indaffarata a salire e scendere le scale per prendere le misure dei vestiti per quel giorno.
«Ncunu jornu m’ammazzu nda sti scali…», ripeteva continuamente.
Non fece in tempo a pronunciare quelle parole che si sentì un forte rumore al piano di sotto. Corremmo tutti giù, frettolosamente. Anche zio Pinuccio, che le portò subito una sedia: vedendola a terra a lamentarsi, iniziò a piangere. In effetti, zio Pinuccio era proprio di lacrima facile!
«Ti dissi ca ancora non moria Pinucciu.. Prima aju a vidiri a Carmela maritata», disse con qualche risata mia mamma, nonostante lo spavento che si leggeva sul suo viso.
Pinuccio, con il suo solito giornale ed il suo solito sgabello se ne uscì fuori, in cortile, zitto zitto… e mi chiamò.
Mi avvicinai e notai sul suo volto un velo di tristezza, che però non era dettata dalla paura per ciò che era avvenuto alla mamma. Strofinatosi il fazzoletto sulla fronte, abbassò lo sguardo puntando gli occhi a terra, fissando una fila di formichine, che quasi sfioravano i suoi piedi.
Mi chiese chi mi avrebbe accompagnato all’altare il giorno del mio matrimonio.
Rimasi molto colpita da quella domanda. Zio Pinuccio era molto discreto. In famiglia non lo coinvolgevano molto nei lavori domestici o negli affari di casa, senza rendersi conto che lui ne soffriva parecchio. Aveva un braccio più corto e per questo lo consideravano scherzosamente un fannullone. Ma lui, in cuor suo, si sentiva escluso e a volte si rattristava.
Spesso, qualcuno della famiglia, con un pizzico di cattiveria, rideva di questa sua condizione che lo aveva limitato nella vita.
Per un momento, vidi un piccolo sorriso in lui. E quasi, la voglia di dimostrare a tutti che anche lui era della famiglia.
Istintivamente, senza esitazione, gli risposi che avrei avuto piacere se mi avesse accompagnato all’altare.
I suoi occhi cominciarono a brillare di una luce nuova. Forse per la prima volta in vita sua, zio Pinuccio era semplicemente felice.