Riceviamo e con piacere pubblichiamo il contributo che la nostra lettrice Sonia Berrica ha inviato dopo una giornata trascorsa a Riace con i foto amatori gioiesi:
L’associazione “Fotoamatori Gioiesi“, di cui mi onoro di far parte, ha organizzato una gita fotografica a Riace nei giorni scorsi.
Questo è il paese, come molti ricordano, divenuto famoso nel 1972 per il ritrovamento delle celebri statue, i cosiddetti “Bronzi di Riace”, oggi opportunamente collocate nel museo archeologico nazionale di Reggio Calabria.
Riace, in tempi più recenti, ha ripreso vita grazie al coraggio e alla determinazione di un sindaco, Domenico Lucano detto Mimmo, che nella sua storia di uomo e nella sua figura istituzionale sogna e realizza il “modello Riace“, una sorta di villaggio globale improntato sulle risorse umane.
Egli intuisce che gli innumerevoli sbarchi, e in seguito tutti i migranti arrivati a Riace, non sono da considerare problemi da risolvere ma, al contrario, devono diventare una risorsa per il territorio.
La sua filosofia è già dal cartello installato all’inizio del territorio: Riace “paese dell’accoglienza”.
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Tutto quello che è realizzato ormai è storia; Lucano dopo aver realizzato un sogno e dopo quasi cinque anni verrà accusato di immigrazione clandestina. Sarà la magistratura a valutare, opportunamente, le accuse mosse all’allora sindaco.
Oggi siamo a Riace, parcheggiamo le nostre auto in prossimità del municipio, nella piazza centrale di un pomeriggio assolato di sabato, intorno a noi qualche anziano che passeggia.
Ci accoglie Giulia, una nostra amica che vive a Riace, è gentile e molto disponibile ed ha un sorriso che scalda il cuore di tutti.
Come sempre nelle nostre uscite fotografiche ci separiamo in gruppi spontanei, non c’è mai un percorso prestabilito, ognuno di noi si lascia trasportare dall’istinto, da un occhio visivo e fotografico che contraddistingue tutte le persone che adorano la fotografia.
Cammino per le strade del paese, la sensazione è quella di esserci già stata, non mi stupisce la solitudine che trasmette, molte abitazioni sono chiuse e sulle porte sono affissi i cartelli “vendesi”.
I murales sono dappertutto, sui fabbricati e sui portoni, reminiscenze di un passato che di passato ha solo il tempo, i colori, le forme, le tracce di ciò che è stato e cioè presenza, gioia, vita.
Troviamo ancora qualche laboratorio aperto, di ricamo, di pittura e scultura, dove lavorano poche persone del luogo e qualche immigrato residente.
Scatto tantissime fotografie, delle strade, dei volti, una donna anziana non desidera essere fotografata, la saluto e passo oltre.
Entro in un laboratorio di pittura e qui trovo Zaid, è molto gentile, che mi racconta che ormai si sente riacese da quando molti anni prima sposò un uomo del luogo; dipinge di tutto e su tutto, anche sui sassi, compro qualcosa e la saluto con un sorriso.
La fontana del centro storico doveva essere bellissima un tempo, adesso è distrutta e i resti sono ancora per terra, ma non ci impedisce di fotografare la “nostra” Giulia seduta su ciò che era una bella fontana.
Riace conta 2.283 abitanti, eppure abbiamo incontrato pochissime persone durante le ore trascorse qui e, dopo aver fatto tante belle fotografie, oltrepassiamo il centro storico e ci dirigiamo verso Piazza Pinnarò; qui incontriamo, inaspettatamente, e con molta gioia, colui che per molti è stato un sognatore ma anche un realizzatore, colui che ci accoglie con un sorriso triste ma speranzoso, Mimmo Lucano.
Mimmo è uno di noi, parla come noi, sorride timido e schivo, gli chiedo un selfie lui acconsente abbassando lo sguardo.
Ci invita ad entrare nella “Taverna Donna Rosa” parla piano, sereno, ci chiede di dove siamo e poi parla un po’ di lui e dei suoi trascorsi.
Restiamo rapiti, pochi tra noi intervengono perché non vogliamo interrompere il suo racconto.
Infine, ci parla di Becky Moses giovane donna Nigeriana arrivata a Riace e di lei dice: “era sempre sorridente”.
Becky viene prima inserita nei progetti di accoglienza ai rifugiati, in seguito le viene rifiutato l’asilo politico e alla fine la giovane finisce nella tendopoli di San Ferdinando dove, nel gennaio del 2018, morirà a causa di uno spaventoso incendio. Lucano chiede giustizia per questa giovane vita: Becky è tornata a Riace, ma per essere sepolta, ed il paese l’accoglie ancora una volta.
Mimmo è amareggiato, ripete “quella donna si poteva salvare”, ed a noi appaiono vere e crudeli queste parole. Fra giorni ci sarà un’altra giornata dell’otto marzo, mentre ancora nel mondo molte donne vengono sfruttate, violentate, represse e vessate.
Nel salutarci, ci confida di poter rivedere la sua Riace riprendere vita ed avere lo splendore di prima.
Anche noi tutti lo salutiamo calorosamente, come si saluta un vero amico.
Lasciamo Riace ma non lasciamo la speranza… perché nulla è mai veramente perduto e tutto può ancora accadere.