Il freddo e la pioggia non hanno fermato i dipendenti della Radi che ieri hanno scioperato per tutta la giornata lavorativa, in difesa dei loro stipendi. Lo stato di agitazione che va avanti da ottobre, è così sfociato in una giornata di astensione dal lavoro, alla quale ha aderito il 95% dei lavoratori dell’azienda che opera nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Ma neanche questa giornata di sciopero sembra aver sortito alcun effetto, perché, come ha fatto sapere Valerio Romano della Cgil, nessuna comunicazione è giunta dai custodi giudiziari sul futuro dell’azienda e sugli stipendi arretrati dei lavoratori.
Domani mattina i lavoratori della Radi si riuniranno in assemblea davanti al Comune di Palmi, a partire dalle 7. Intanto sono state proclamate altre due giornate di sciopero per le giornate del 16 e del 17 gennaio.
I soldi nelle casse dell’azienda sono pochi, nonostante il lavoro svolto dagli operai che da mesi non ricevono lo stipendio.
Nelle casse aziendali mancano all’appello qualcosa come 2 milioni di euro, soldi che i Comuni nei quali viene svolto il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti non hanno ancora pagato. Tutto questo determina un ritardo spaventoso nella corresponsione degli stipendi mensili ai lavoratori, i quali ieri non hanno più resistito e hanno protestato dinanzi all’ingresso dell’azienda. Al fianco dei lavorati, la Cgil Piana di Gioia Tauro, che sta seguendo la vertenza.
«Abbiamo tutti famiglie da mantenere ma senza soldi non possiamo vivere», ripetono i dipendenti dell’azienda. Hanno più volte cercato un dialogo con i custodi giudiziari nominati dal Tribunale dopo che l’azienda è stata sottratta, nel 2012, al suo proprietario, na non è mai stato trovato un punto d’incontro; di tanto in tanto veniva versata una quota di stipendio arretrato, pochi, pochissimi soldi che quando si ha una famiglia vanno via in un attimo.
Le mensilità arretrate sono diverse, riguardano il 2016 (mensilità di novembre e dicembre ed una parte residua di ottobre), più le tredicesime degli ultimi due anni, a cui vanno aggiunti i contributi ai fini previdenziali.
«La protesta è giusta e legittima – ha detto Valerio Romano, sindacalista della Cgil Piana di Gioia Tauro – Non è da escludere che nei prossimi giorni i lavoratori possano mettere in piedi qualche altra forma di protesta, magari più blanda. Qui è a rischio il futuro aziendale, i lavoratori vogliono capire cosa ne sarà di loro e del loro lavoro».
«Siamo qui per difendere un nostro diritto, quello alla retribuzione – dice un dipendente – Non possiamo andare avanti aspettando acconti sullo stipendio».
Ma se anche i Comuni pagassero il loro debito, l’azienda avrebbe possibilità di continuare ad operare? Difficile dirlo. Palmi è uno dei Comuni che deve alla Radi una parte di soldi. Una quota cospicua per il servizio svolto nel 2016 sarebbe stata saldata – si parla di 1 milione e mezzo di euro circa – mentre sarebbero in sospeso i 221mila euro riconosciuti in consiglio comunale a dicembre, e la mensilità di ottobre, non ancora pagata perché la fattura sarebbe giunta agli uffici comunali di recente.
Quanto al servizio svolto negli ultimi due mesi dell’anno, questo potrà essere pagato solo al ricevimento della fattura che ad oggi non sarebbe stata ancora emessa da parte dell’azienda.