PIANA (21 settembre 2011) – La pronuncia del Gup di Reggio Calabria che ha condannato parte degli imputati dell’operazione All Inside a risarcire con 50 milioni di euro il comune di Rosarno, ha ancora una volta affermato il principio che anche i comuni subiscono i riflessi negativi dell’attività criminale svolta nel proprio territorio.
Ma come fanno e perché gli enti avrebbero diritto ad essere risarciti? Per vantare il diritto ad ottenere somme nei processi per mafia i municipi si devono costituire parte civile che in sostanza è la richiesta al Giudice di essere riconosciuti titolari di un diritto ad essere risarcito. Le motivazioni sono le più svariate; mentre per i cittadini privati spesso le costituzioni di parte civile sono legate ad un rapporto diretto tra gli imputati e le persone offese dai delitti, nel caso degli enti questo rapporto è più astratto. Nel senso che la condotta criminale anche se non ha un filo diretto con l’attività amministrativo-politica del comune, ha comunque avuto dei riflessi su di esso sia in termine di immagine sia in termine di mancato sviluppo per la collettività.
Proprio per la tutela gli interessi collettivi (sicurezza, valori della comunità, prestigio sociale, rispetto della legalità) il municipio chiede al giudice di essere riconosciuto parte lesa e quindi ottenere risarcimenti che in molti casi sono milionari proprio per la portata non singola e privata della richiesta.
Per arrivare alla richiesta il procedimento è molto complesso; le singole decisioni sono di competenza della giunta comunale che in sostanza nomina il legale per rappresentare il comune. Una volta ottenuta la sentenza (quella definitiva), però, le cose non sono finite. Perché il municipio può deliberare di richiedere anche in sede civile il risarcimento dei danni che si basa sulla sentenza del giudice penale.
Un procedimento tortuoso e lungo per far vincere il valore della legalità.
Alfonso Naso