GIOIA TAURO – I fratelli gioiesi Alfonso e Giuseppe Brandimarte sono stati condannati ieri a venti anni di carcere dal Gup di Reggio Calabria Barbara Bennato. Il processo con il rito abbreviato dell’inchiesta Puerto Liberado ha confermato il ruolo di primo piano dei Brandimarte nell’associazione che si occupava di importare droga in Italia attraverso il Porto di Gioia Tauro.
La sentenza
Il Gup ha in gran parte confermato le richieste avanzate dal sostituto procuratore Luca Miceli e oltre ai Brandimarte ha condannato Antonio Calabrò a 16 anni, Vinicio Cambrea a 14 anni, Antonio Campanella a 14 anni, Vincenzo Caratozzolo a 12 anni, Vincenzo Crisafi a 16 anni, Rocco Gagliostro a 10 anni, Giuseppe Galluccio a 10 anni, Davide Gentile a 10 anni, Mario Ietto a 12 anni, Francesco Nirta a 6 anni , Gianpietro Sgambetterra a 8 anni, Francesco Siviglia a 12 anni, Antonio Giovanni Staiti a 10 anni e Vincenzo Trimarchi a 4 anni.
E’ stato condannato a 10 anni anche il collaboratore di giustizia Titta Femia. E’ stato invece assolto Giuseppe Condello.
L’operazione
I primi arresti dell’operazione sono stati effettuati nel luglio del 2014. Secondo l’accusa le persone fermate avrebbero importato grossi quantitativi di droga dal Sud America per rivenderla in tutta Europa. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno scoperto l’esistenza di un gruppo di dipendenti del porto di Gioia, che riusciva a eludere i controlli di Polizia e a garantire l’uscita dal porto dei carichi di cocaina.