L’oppressione delle cosche della Piana era diventata troppo forte sui comuni dell’area portuale, tanto da costituire quasi un’altra istituzione. Il ragionamento del Tribunale civile di Palmi nello strascico penale del processo “porto” è questo. Le grinfie della mala della Piana avevano preso di mira il miracolo di Gioia Tauro: il Porto.
Adesso a distanza di 12 anni dai fatti arriva una pioggia di soldi per i comuni di Gioia Tauro e San Ferdinando che si sono visti riconoscere il diritto a esser risarciti a distanza di tanti anni da alcuni degli imputati. Esattamente 10 milioni per Gioia Tauro e 2 milioni 250 mila per san Ferdinando. Si tratta di Sentenze clamorose emesse tra aprile e maggio del 2011 e che hanno seguito quella ottenuta dal comune di Rosarno (circa 9 milioni di euro).
Ecco le motivazioni contenute nelle Sentenze: “le attività criminose hanno influenzato la libertà economica, la libera esplicazione di alcuni dei diritti fondamentali dell’ordinamento, quali il diritto al lavoro, all’autodeterminazione e quello alla sicurezza personale”. Le conseguenze sono dettagliatamente enunciate: “la grande opportunità di rilancio dell’area portuale, strettamente connessa ala realizzazione della grande opera pubblica è stata in buona parte frustrata dalle attività dell’associazione”.
Il Tribunale ha messo fine alla partita che ormai è diventata per lo più simbolica. Ed è arrivato un verdetto, seppur di primo grado, incoraggiante con tanti soldi per i comuni oppressi dalla criminalità organizzata e con le collettività riconosciute lese di diritti fondamentali. Quello che, infatti, il giudice ha più volte rimarcato è anche il danno di immagine delle collettività dell’area portuale conseguente ad un sistema talmente forte da influenzare ogni attività economica dell’allora nascente scalo calabrese.
Alle Sentenze di risarcimento che dovranno essere pagate in solido dai condannati, sono seguite anche le spese processuali. Ma adesso toccherà incamerare quella montagna di denari. Sempre se non saranno proposti gli Appelli.
a.n.