Riceviamo e pubblichiamo:
Come Cgil e Filt-Cgil non permetteremo che il Porto di Gioia Tauro venga ridimensionato. Non si tratta solo della gravissima, paventata, riduzione della forza lavoro, ma anche di una scelta aziendale, che cercheremo di capire se è strutturale, che è quella di non ritenere più strategico il transhipment. A scanso di equivoci ribadiamo con forza che è dalla nascita del porto gioiese che chiediamo di puntare sulla logistica e sull’interporto per rafforzare l’hub di Gioia Tauro e per rendere più competitivo lo scalo. Riteniamo che però tutto questo, ad oggi, sia rimasto solo un bel sogno. Figuratevi quanto siamo contenti nell’apprendere che finalmente MCT “scopre” la logistica.
Non vogliamo che, però, questo rischi di essere il solito “specchietto per allodole” perché ci sono sempre priorità da rispettare ed i tempi di realizzazione della logistica non sono mai certi. Non possiamo rischiare magari, di avere il retro porto attivo e non avere più il transhipment nell’immediato, oggi, serve bloccare il ridimensionamento delle attività terminaliste e questo può avvenire solo mantenendo in forza tutto l’organico di MCT.
Bisogna essere seri nell’analisi. Non servono maghi per capire che la ragione principale del precipitarsi della crisi è legata all’andata via di maersk.
Facendo, appunto, alcune semplici riflessioni, considerando addirittura che il volume dei traffici nel mediterraneo è in continua crescita, si capisce che la notizie dell’abbandono viene esclusivamente perché il governo a scelto di investire a vado ligure , perché si vuole creare in quel sito quello che non si è voluto mettere in campo a Gioia Tauro. Tutto il resto è chiacchiera, si consuma il più grande “scippo al sud ” che sia mai avvenuto da parte di un governo dall’unità di italia ad oggi; è una scelta politicamente “scellerata” che spinge maersk a de localizzare e vuole sancire l’allontanamento del sud da resto del paese.
Come Cgil della Piana e Filt-Cgil ci opporremo con ogni forza a tutto questo e pensiamo che non ci possa essere nessun esponente di governo o parlamentare che abbia a cuore l’unità del Paese che possa accettare che passi una linea di questa natura. Tutta la deputazione calabrese, senza distinzione di schieramento, deve fare squadra per salvare il Porto e l’economia della Calabria .
Si alzi una sola voce che chieda con forza l’intervento urgente del Presidente del Consiglio affinché si impedisca la delocalizzazione della maersk e vengano attratte anche altre nuove compagnie . Berlusconi agisca, senza mezzi termini, affinché la presenza del transhipment su Gioia Tauro non si ridimensioni.
Lo scalo è fondamentale alla tenuta unitaria del sistema economico e sociale del Paese. Il Capo del Governo non può consentire che gli investimenti pubblici in aree diverse delle stesso paese possano pregiudicare l’esistenza in vita di altre strutture produttive già tempo avviate, a maggior ragione se queste insistono nelle aree più deboli.
Senza che vi siano garanzie accessorie sul mantenimento degli attuali livelli dello scalo di Gioia Tauro va sospesa ogni altro aiuto diretto a quei porti del Paese che possano, in questa data condizione di crisi, inficiare il futuro dell’hub calabrese.
Ci troviamo inoltre, di fronte alla palese violazione di quei principi costituzionali che salvaguardando l’unità nazionale individuano tra i compiti dello Stato quello di non creare condizioni di svantaggio nelle diverse aree del Paese.
Su questo chiediamo l’autorevole intervento del Capo dello Stato al quale abbiamo già invitato una richiesta di attenzione e di interessamento sulle sorti dei lavoratori e delle loro famiglie
Come Cgil e Filt non abbandoneremo la mobilitazione che giorno per giorno diventa sempre più forte e registra grandi tensioni e se non si troveranno soluzioni rischia di determinare uno scontro sociale senza precedenti.
Gioia Tauro 13.06.2011
Salvatore Larocca
Segr.Gen Cgil Piana di Gioia Tauro
Antonino Calogero
Segr.Gen Cgil Piana di Gioia Tauro