Polistena, l'”Abbentu” secondo I Mattanza

In scena presso il Duomo cittadino l'ultimo lavoro di teatro-canzone sulla Natività curato dalla band reggina

0
6
Il Duomo cittadino

Nel quadro delle tante iniziative che la comunità parrocchiale del Duomo di Polistena, guidata da don Pino Demasi, ha previsto per il periodo natalizio, sabato 21 dicembre alle ore 19.00, I Mattanza, il noto gruppo musicale, fondato da Mimmo Martino sarà nuovamente in scena nel Duomo di Polistena.

Dal 1997 i Mattanza lavorano per tradurre la cultura letteraria del Mediterraneo in musica, attraverso la ricerca e valorizzazione di testi antichi rielaborati con sonorità originali, in una perfetta fusione di tradizione e modernità, nella convinzione che un popolo senza storia è come un albero senza radici: è destinato a morire.

“Il lavoro nasce dal desiderio di rinnovare il valore dei contenuti letterari delle poesie popolari, rivitalizzando una tradizione antichissima e dando così la possibilità alle nuove generazioni di avvicinarla e conoscerla”.

Sabato prossimo nel Duomo di Polistena, in occasione del Natale, il gruppo presenta un nuovo lavoro: Abbentu. Anche questo nuovo lavoro attinge a una florida raccolta antologica di “parole, pensieri e sogni”, che annovera le storie della tradizione popolare, quelle reperite come diretta testimonianza dagli anziani depositari di una cultura orale millenaria e nuove suggestioni e testi inediti firmati Mattanza.

I brani scandiscono i momenti salienti della Natività, ponendo l’accento su figure tradizionalmente meno approfondite quali il Battista e l’Arcangelo che viene immaginato custode e guida e che, nell’ottica della tradizione folklorica, ripercorre le tappe dell’attesa e della nascita, prefigurando il momento della passione e risurrezione di Gesù e in senso più ampio della coscienza collettiva.

L’umanità del racconto si perpetua nel testo letterario unico, penna di Lorenzo Praticò, con un brulicare di parole, di usi e costumi antichi eppure così veri in ogni tempo, che ci ricorda chi siamo e cosa dobbiamo a questa terra nostra, grembo di ricchezze che non si piegano alla miseria.

Abbentu è il tempo dell’Attesa che precede la natività ma è anche dal dialetto, nel suo significato originale, “pace, tregua”, speranza che non si lascia schiacciare dalla rassegnazione e dalle lacrime versate per tutte quelle vittime che la “strage degli innocenti” allora come oggi continua a mietere.