La prima uscita pubblica la nuova dirigenza del circolo del Partito Democratico l’ha voluta davvero in grande stile convocando a Polistena i big del partito a livello provinciale, regionale e nazionale. Con il neosegretario Marco Policaro – alle prese con la resistenza “giudiziale” interna della fronda di dissidenti che, Fida in testa, hanno dichiarato di disconoscere interamente il nuovo corso ed il conseguente organigramma cittadino non risparmiando bordate contro la dirigenza regionale – si affiancheranno Antonella Giancotta, co-destinataria degli strali della minoranza contestataria, Tania Bruzzese, presidente dell’assemblea metropolitana del partito, Seby Romeo, dirigente nazionale nonché presidente dei lavori congressuali della discordia che hanno sancito l’elezione alla segreteria di Policaro, Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria temporaneamente sospeso nelle funzioni per effetto della Severino, il segretario regionale Nicola Irto che ritorna a Polistena dopo aver “benedetto” l’ingresso, lo scorso marzo, di Policaro e Giancotta nelle fila dei democratici ed il senatore Stefano Vaccari, responsabile organizzazione della Segreteria nazionale. Anche la tematica prescelta, al centro dell’iniziativa pubblica, sembra non essere affatto casuale atteso che si discuterà della costruzione di “un PD rigenerato e forte, attrattore di competenze e nuove esperienze” sposandosi perfettamente con le dinamiche convulse che, da quel fatidico 9 aprile in avanti, sono state croce e delizia – e, finora, più croce per la verità – della linea rinnovatrice energicamente voluta da Irto e, a quanto pare, mal digerita, specie a Polistena, dalla compagine riferibile all’ala conservatrice del vecchio gruppo dirigente che di consegnarsi al cambiamento proprio non ne vuole sapere frapponendo tra sé e il nuovo corso una ostinata puntatura a piè di regolamento e di codice civile. Si sussurra di una verosimile pubblica “lectio magistralis” di scuola politica, con annessa reprimenda, che i maggiorenti piddini dovrebbero tenere nel cuore dell’agorà polistenese, il prossimo lunedì 30, per far addivenire a più miti consigli i contestatori interni – alle prese con una prova di forza tanto pertinace quanto complessivamente svantaggiosa per l’immagine ed il gradimento di un partito dall’estremo bisogno di rianimarsi in ambito locale – ma anche per provare a serrare nuovamente le fila e dare segnali di unità ad una base per troppo tempo spettatrice inerte di faziose guerre fratricide e correntizie, ad ogni livello territoriale, che hanno disgregato e disorientato l’elettorato di riferimento distraendolo dal messaggio politico di una sinistra progressista credibile e sociale, vero core-business degli insegnamenti della matrice berlingueriana, soprattutto depauperando voti a favore di competitor che nell’ultimo ventennio di vita politica regionale hanno avuto, nelle more di queste concause, tutto sommato, gioco facile nel guidare l’assise di palazzo Campanella per ben 4 consiliature (Chiaravalloti 2000, Scopelliti 2010, Santelli 2020 e Occhiuto 2021) contro le sole 2 di un centrosinistra (Loiero 2005 e Oliverio 2014) che – mettendo al bando l’empirismo e stando ai risultati certificati dalle urne – è stato più impegnato a dirimere, molto spesso a suon di commissari, liti endogene e spiegare ai calabresi performance elettorali sottotono che ad attrarre consensi e celebrare gli atti amministrativi prodotti necessari, quelli sì, a spegnere la sete di risposte di una Calabria, strutturalmente e socialmente, ancora ferma al palo.