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Palmi, un atto dell’Asp rischia di “ammazzare” il centro iperbarico

Palmi, le dieci del mattino. Nella sala d’aspetto del centro iperbarico, diversi pazienti sono in fila ed attendono di ricevere le cure necessarie con la somministrazione di ossigeno in camera iperbarica. Vengono da tutta la Calabria, perché quello di Palmi è l’unico centro iperbarico rimasto in vita in tutta la Regione, considerato nella comunità medico-scientifica regionale un polo di riferimento e di eccellenza per i risultati raggiunti durante le cure e per la qualità delle cure somministrate ai pazienti.

Ogni giorno vengono somministrate anche 50 terapie, in un anno tra seimila e settemila e non è poco per una struttura che si trova in un contesto d’emergenza, caratterizzato da migrazione sanitaria dai costi esorbitanti, servizi essenziali carenti o addirittura assenti, ambulanze guaste.

Un faro nel buio, insomma, che però rischia di essere definitivamente spento.

Pochi giorni fa, infatti, l’Azienda Sanitaria di Reggio Calabria ha emanato un atto che potrebbe determinare il declassamento del centro iperbarico da struttura complessa a struttura di alta professionalità.

Cosa significa tutto ciò? Significa che il centro “Galeazzi” di Palmi potrebbe perdere la gestione dei casi di emergenza, oggi garantita h 24 grazie alla turnazione di medici ed infermieri, e che nel giro di qualche anno potrebbe definitivamente chiudere ed essere trasferito altrove, con costi sanitari elevati.

Un atto scellerato quello dell’Asp reggina, che rischia di compromettere il futuro di un centro realmente funzionante, indicato da molti centri d’eccellenza italiani quale sede consigliata per le cure post operatorie. E infatti non è raro trovare pazienti in cura dopo un intervento in ospedali che rappresentano un’eccellenza in italia nella chirurgia, come l’Humanitas di Milano o il Rizzoli di Bologna.

Il Centro ospita al proprio interno l’ambulatorio per la Cura delle Ferite Difficili, una struttura per il trattamento di ulcere con difficoltà di cicatrizzazione o che non guariscono con trattamenti tradizionali; oltre a trattare le gravi malattie da decompressione dei subacquei certifica la tolleranza all’ambiente iperbarico per sportivi e professionisti. Diverse sono le patologie ufficialmente riconosciute come curabili con terapie basate sull’ossigeno terapia iperbarica: intossicazione da monossido di carbonio, incidente da decompressione, embolia gassosa arteriosa, infezione acuta e cronica dei tessuti molli a varia eziologia, gangrena gassosa da clostridi, gangrena e ulcere cutanee nel paziente diabetico, lesioni da schiacciamento e sindrome compartimentale, ischemia traumatica acuta, osteomielite cronica refrattaria, innesti cutanei e lembi a rischio, ulcere cutanee da insufficienza arteriosa, venosa e post- traumatica, lesioni tissutali post-attiniche, ipoacusia improvvisa, necrosi ossea asettica, retinopatia pigmentosa, sindrome di Ménière, sindrome algodistrofica, paradontopatia.

L’atto aziendale rischia di cancellare tutto questo e di far sì che Palmi, già depredata dell’ospedale e di ogni struttura medica, perda anche l’unica eccellenza sanitaria che le è rimasta. Il centro iperbarico è uno dei centri classificati come Hub, ossia una struttura in cui hanno sede i Dipartimenti Emergenza e Accettazione di secondo livello, che comprendono tutte le funzioni degli spoke e in più hanno a disposizione specializzazioni complesse come cardiochirurgia e neurochirurgia, cardiologia con emodinamica interventistica, centro ustioni e, appunto, centro iperbarico; in caso di chiusura di un centro Hub, la Regione Calabria è costretta a convenzionarsi con un centro che eroga gli stessi servizi, ma in una Regione diversa.

L’atto dell’Asp di Reggio Calabria deve passare ora alla Regione Calabria per l’approvazione; c’è quindi ancora una piccola speranza che il centro “Galeazzi” continui ad operare garantendo le cure ordinarie e d’emergenza. Come avviene dal 1986.

 

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