HomeLavoroPalmi: sit in di protesta a palazzo San Nicola dei lavoratori Ppm

Palmi: sit in di protesta a palazzo San Nicola dei lavoratori Ppm

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PALMI – Alle 10 di stamattina, puntuali, si sono ritrovati in piazza Municipio, come da accordi. Erano in quaranta circa. Sotto un cielo che minacciava acqua e nel gelo di una mattina di febbraio, hanno atteso per quasi due ore l’arrivo del commissario prefettizio, per parlarle del loro grande problema.

La Ppm, l’azienda per la quale lavorano quelle quaranta persone in attesa davanti il palazzo comunale, non ha pagato gli stipendi di gennaio e non si sa ancora quando li pagherà. Di certo c’è solo la rabbia, la disperazione, di questi uomini, con famiglie sulle spalle, che vedono il loro futuro incerto.

Gli stipendi, dicevamo. La Ppm non è riuscita a pagare il mese di gennaio, ed un motivo forse c’è. Da giugno 2011 le è stato tolto l’affidamento di due servizi fondamentali, l’autobotte ed il rifacimento della segnaletica. Vengono così a mancare circa 40 mila euro, che nell’economia aziendale hanno un certo peso.

C’è dell’altro. Il servizio scuolabus è stato rinnovato all’azienda nel mese di gennaio, per tre anni, alle tariffe del 2008, tariffe molto basse che non sono quindi adeguate agli aumenti di carburante dell’ultimo periodo.

Questioni, quelle relative agli stipendi, che la Bellomo ha rinviato al mittente, dicendo che l’unico suo impegno sarà quello di convocare il presidente della Ppm, Ettore Saffioti, per chiedergli il motivo di questo ritardo nei pagamenti.

Sul versante rinnovo dei servizi, si è aperta una lunga discussione. La Bellomo ha infatti spiegato che la normativa attuale non permette ai comuni di affidare ad aziende in house, come la Ppm, i servizi pubblici, ma bisogna procedere tramite gara d’appalto. Gara che quindi prevede la partecipazione di più società concorrenti.

Da parte del comune è stata data garanzia a lavoratori e sindacati che le unità lavorative della Ppm lavoreranno per conto della ditta che si aggiudicherà i servizi in questione, scongiurando il rischio di cassa integrazione o licenziamento.

L’ultimo passo, adesso, chiesto dai sindacati, è un incontro tra la presidenza dell’azienda, il comune, i lavoratori ed i sindacati.

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