PALMI (7 luglio 2011) – E se Gaudio ci ripensasse veramente? Se anche questa volta le sue dimissioni fossero uno scherzo, una provocazione lanciata ai consiglieri per cercare di capirne le reazioni? Possibile. E del resto non sarebbe una novità, perché il primo cittadino palmese ha già giocato la carta dello spauracchio a dicembre, comunicando al consiglio l’intenzione di dimettersi e ritirando la richiesta di dimissioni 48 ore dopo.
Stavolta quantomeno le dimissioni le ha formalizzate, trasmettendole al Prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, ma, passato il fine settimana nel quale forse avrà meditato a lungo, Gaudio se è lasciato sfuggire una frase inequivocabile. Nel corso di una conferenza stampa per presentare un progetto approvato dalla Regione sulla riqualifica di un quartiere della città, ha risposto alle domande dei giornalisti dicendo: “invito tutto il consiglio a riflettere bene e pensarci su prima di dire ancora no”.
Quindi? Si è pentito di nuovo? Vuole tornare sui suoi passi? Sta ancora cercando una maggioranza alternativa?
Gli interrogativi sono molti ma purtroppo non possono trovare conferme, o smentite, dal diretto interessato, che dal giorno delle dimissioni cerca in tutti i modi di evitare contatti con la stampa, proseguendo nella sua politica del silenzio.
Intanto la gente in città non fa altro che chiedersi se è mai possibile che questo tira e molla possa andare avanti, paragonando l’ultimo anno dell’esperienza di Gaudio alla guida della città ad un romanzo di fantasia.
Romanzo o non romanzo, l’unico dato che possiamo registrare, è il parere univoco dei consiglieri eletti con la maggioranza e poi passati all’opposizione, che definiscono fallimentare l’operato di questa amministrazione, le cui colpe, per forza di cose, ricadono sul suo sindaco. Sono stati 4 anni di gestione a senso unico, con un sindaco che – sempre a detta dei consiglieri – non si è mai lasciato consigliare da nessuno ed ha agito autonomamente. Un sindaco che oggi non ha più i numeri per andare avanti in consiglio e cerca di elemosinare consensi tra l’opposizione.
Perché la città, quando lo ha eletto sindaco, ha automaticamente scelto quale sarebbe stata la minoranza, che ha un ruolo ben preciso e non può, all’occorrenza, fungere da maggioranza.
Se oggi la maggioranza non esiste più, l’unica scelta possibile è quella di abbandonare Palazzo San Nicola.
Viviana Minasi