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Palmi, domani la presentazione de “La tosse della terra” di Domenico De Luca

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Sono passati pochi giorni dall’anniversario del terremoto (e maremoto) che nel 1908 seminò distruzione, paura e morte nelle aree dello Stretto di Messina con più di 80mila vittime complessive.

Pochi sanno però che dopo Messina, Reggio Calabria e Sant’Eufemia d’Aspromonte, il quarto centro più colpito in assoluto fu Palmi: cosa avvenne alla città della Costa Viola dopo il 28/12/1908 non era mai stato raccontato in maniera approfondita e molti punti erano rimasti frammentati e oscuri, venendo a colmare un vuoto grave per la storia della Piana.

Un lungo lavoro di ricerca, quello del giovane storico e giornalista del Quotidiano del Sud Domenico De Luca, che ha permesso a nuove pagine di storia locale di essere scritte. In “La tosse della terra – 28 dicembre 1908 – Fine, rinascita, memoria e futuro della città di Palmi” pubblicato da Officine Editoriali da Cleto di Marco Marchese e con prefazione di Giovanni Petronioche ha appena ottenuto il secondo piazzamento al Concorso Storico – Letterario “Metauros”- i lettori potranno non solo conoscere cosa successe a Palmi in quei tristi giorni, ma sorprendersi davanti a una città diversa, con quartieri dai nomi dimenticati, una Palmi di cui una parte d’identità è andata perduta per sempre: sabato 13 gennaio 2023, al The Harp Tea Room alle ore 18:00 questa Palmi sconosciuta sarà in parte svelata durante la presentazione del libro, “raccontato” dall’autore in una conversazione con Eliana Ciappina e lo stesso editore, Marco Marchese.

L’evento è patrocinato dal gruppo culturale Kairòs_Mag e dal Rotaract Club Palmi. 

Questa è la terza presentazione per “La tosse della terra”: la prima, tenutasi con grande successo alla Casa della Cultura “Leonida Repaci” di Palmi, e la seconda, nel suggestivo scenario del Palazzo Mezzatesta di Seminara (che fu il quinto centro più colpito dal sisma). 

Un altro aspetto sorprendente per chi leggerà l’opera, sarà scoprire come il sisma del 1908 ci abbia resi diversi a livello sociale e soprattutto “geneticamente”. Coi vari “tremori”, come li definisce Domenico, siamo cambiati, e anche il mondo intorno a noi.

Un altro motivo per cui anche i più giovani dovrebbero leggere il libro di Domenico è perché aiuta a imparare ad essere persone che portano avanti i loro buoni propositi. Dopo il terremoto del 1783 il piano regolatore imposto dai Borbone – intervento urbanistico tra i primi in Europa – aveva, per i primi anni post-sisma, vietato la sopraelevazione degli edifici, ma col passare del tempo le migliori intenzioni furono sommerse dalle macerie dell’interesse personale. È dunque un libro che parla di coscienza personale e collettiva, e di futuro.

«La chiave di lettura è quella della prevenzione, di cercare di costruire case che possano rispecchiare criteri antisismici, ora si sta partendo con l’adeguamento degli edifici scolastici, ma molto in ritardo, e troverete anche quest’aspetto nel libro», afferma lo stesso autore. È dunque un’opera che parla di futuro. Sabato infatti alla Sala da Tè sul Corso Ten. Aldo Barbaro, si parlerà anche di tecniche innovative ed ecosostenibili di costruzione edilizia con Marco Marchese e da lui stesso realizzate, argomento ampiamente trattato nel libro: esempi virtuosi che possono essere applicati nel concreto. 

Ad esaltare il valore morale del libro, il giovane storico ed attivista Giovanni Petronio, (il cui impegno sociale, tra cui la riapertura delle ferrovie locali per collegare le aree interne in Calabria, gli è valso una lettera di encomio dal Presidente Mattarella): «Il lavoro dello storico è quello di un artigiano che piano piano riesce a realizzare un prodotto. Un lavoro fatto con l’anima e tanto cuore. Domenico De Luca che è un figlio di questo territorio, cammina sui luoghi dove più di cento anni fa, dove il terremoto ha devastato ogni cosa. C’è un forte senso di legame e responsabilità nei confronti del territorio e di chi non c’è più in una proiezione verso il futuro».

Uno dei motivi per cui molti giovani dovrebbero leggere “La tosse della terra” è infine l’amore e la devozione di un loro coetaneo verso lo studio e il suo territorio. Molti altri potrebbero essere i ragazzi che amano il territorio, la storia, e vorrebbero nutrirla di giustizia e coscienza sociale: l’augurio è che leggendo di pagine di incuria sappiano dare una svolta al passato, cambiando geneticamente volto a una terra destinata a tremare ancora. 

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