Davanti alle difficoltà del quotidiano e della situazione internazionale, la tendenza comune potrebbe essere quella di chiudersi, assumendo un atteggiamento rabbioso. Ci fu però un uomo, secoli fa, che privatosi di tutto, cominciò ad accogliere tutti, chiamandoli come fratelli: era San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia. Il suo esempio, il 4 ottobre, è rivissuto nella Parrocchia Maria Ss. Ma del Rosario di Palmi, con una solenne cerimonia presenziata dal Vescovo, S.E. Mons. Francesco Milito, a cui hanno partecipato il sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio e, per la prima volta, anche gli Ufficiali dei Carabinieri.
Il parroco Padre Giorgio Tassone, Custode Provinciale dei Frati Conventuali della Calabria, ha accolto il Vescovo con un caloroso messaggio, ispirato non solo alla realtà locale ma alle vicende dell’Italia e del mondo intero.
«Nel Sacro Convento di Assisi, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a nome di tutti gli italiani, ha acceso una lampada votiva presso alla tomba di San Francesco in segno di gratitudine verso chi si è impegnato nella lotta alla pandemia, ricordandone le vittime ed invitando la comunità a pregare per l’Italia e per la pace – ha detto padre Giorgio – Di fronte alle conseguenze della pandemia e alla guerra che innesca nuove paure, incertezze e sofferenze, e di fronte al rischio di tanta povertà, che interroga anche sulle scelte da compiere, ritrovarsi lì, presso il sepolcro dell’assisiate, patrono d’Italia, e qui, presso la sua statua, e raccogliere tutti questi travagli, significa accendere una luce, scegliere la speranza e passare all’azione, insieme, uniti e solidali, affinché risuoni quel saluto di pace che Francesco spesso aveva sulle labbra. Sì, oggi più che mai, in questo momento difficile, che sta attraversando il mondo e l’Europa, bisogna invocare la pace in Ucraina e in ogni parte del mondo».
Padre Giorgio ha infine esortato i fedeli ad essere “costruttori di una società fraterna ed inclusiva”.
Il senso profondo di questo saluto è stato prontamente colto dal Vescovo Milito, che nella sua Omelia intrisa di vero spirito francescano, ha saputo trovare la “soluzione” ai tempi duri in cui il mondo si trova.
«Francesco scopre che l’essenza della vita non sta nelle vite che si vogliono vivere, o che uno si progetta di vivere – ha affermato il Vescovo – Francesco capisce che l’unica regola di vita è il Vangelo, senza commenti, senza accorgimenti specifici; un Vangelo che lo mettesse in rapporto col Padre e con gli uomini. Francesco diventa così un Vangelo vivente».
L’apertura al mondo di Francesco ha colpito anche il sindaco Ranuccio.
«Il santo, con diplomazia, ha saputo rinnovare e stravolgere la Chiesa, anche quella intesa come istituzione politica sulla base di valori cattolici della fratellanza, e in questi tempi non si sa se è più anacronistico parlare di san Francesco oppure della guerra che stiamo tuttora vivendo», ha detto Ranuccio che ha poi offerto una lampada votiva al santo, per «accendere la luce di chi ha il cuore e la mente offuscata dall’odio e per tutti i bambini sotto la guerra e sotto le bombe».
Un altro segno di unità, lo si è visto nella presenza di padre Benedetto della chiesa di Sant’Elia e Filareto di Seminara.
Al termine della celebrazione il Vescovo, assieme alle autorità civili e religiose, hanno depositato una corona d’alloro sotto la statua di San Francesco situata al belvedere a lui dedicato; sono stati distribuiti inoltre, come da tradizione della parrocchia, dei rametti di ulivo ai fedeli in segno di pace.