Dopo il rinvio di ieri, il Consiglio comunale di Palmi si è riunito questo pomeriggio per discutere l’ordine del giorno, ossia le surroghe di due consiglieri comunali di opposizione. Saltato ieri per mancanza del numero legale, problema che questa assise si porta dietro da quasi un anno, il Consiglio si è determinato sulle surroghe di Francesco Surace e Felice Repaci, non senza qualche polemica però.
L’assemblea è apparsa viva sin dall’apertura. Antonio Papalia, consigliere eletto in maggioranza e passato all’opposizione il mese scorso, non ha approvato il verbale della seduta precedente, quella in cui sono state votate le surroghe di quattro dei cinque consiglieri dimissionari. Papalia, infatti, ha messo in dubbio la regolarità della procedura adottata dal consiglio.
Di diverso parere il presidente del consiglio ed il vicesegretario comunale, secondo i quali l’assise era stata convocata, e si stava svolgendo, correttamente. Ma dal momento che durante la sindacatura Barone le surroghe sono state eseguite in maniera differente, è lecito domandarsi quale sia, delle tante, la procedura corretta e quale quella errata.
Superato il momento d’impasse, l’assise è proseguita con le surroghe; Francesco Surace del Pd è stato sostituito con Nino Briga il quale ha già fatto sapere di voler accettare di ricoprire il ruolo di consigliere. Felice Repaci, già surroga di Fortunato Ferraro, non avendo accettato l’incarico di consigliere è stato rimpiazzato da Francesco Braganò, la cui decisione di accettare o meno l’incarico non è stata ancora chiarita.
Si attende ancora la decisione di Pasquale Aquino e di Carmine Ferraro.
E’ quindi stata la volta del primo cittadino Giovanni Barone, che ha a lungo puntato il dito contro quella fetta di opposizione – abbastanza spessa – che con la decisione di dimettersi in massa, “venendo meno agli obblighi assunti con il loro elettorato, ha determinato una frattura politica”.
“Adesso scopriamo che non c’era alcuna volontà politica da parte delle surroghe – ha proseguito il primo cittadino – e il fatto stesso che non c’è stata alcuna presa di posizione sui giornali da parte dei partiti politici, o del segretario di partito, e che chi ha surrogato ha accettato tranquillamente di entrare in consiglio, ci dimostra che è stata un’operazione del tutto personale della quale non riusciamo a capire i fini”.
Non lo ha detto il sindaco, ma è chiaro il riferimento a Francesco Surace e Giuseppe Ranuccio, gli unici due consiglieri “di partito”, quello democratico. Giustifica poi la decisione di Francesco Surace di lasciare il consiglio, perché “i sopravvenuti problemi personali e di lavoro lo hanno portato lontano dalla sua città, per cui si è fatto difficile continuare a svolgere il ruolo di consigliere”, così come quella di Felice Repaci, e punta il dito contro lo “stratega della politica” palmese che avrebbe “gestito questa grande operazione politica coinvolgendo prima quattro, poi tre consiglieri di opposizione, senza che si capisca dove voglia arrivare”.
Chi sia quello che Barone definisce stratega “che ritiene di poter rappresentare la gente dallo studio di casa sua o dalla piazza I Maggio”, non è difficile da capire.
“La gente – ha proseguito il sindaco – si rappresenta da quest’aula, in maggioranza o in opposizione, perché è qui che si discute, si dibatte, si vota, si decide”.