PALMI – Dopo quasi cinque anni di attesa finalmente l’assoluzione.
Si tratta di S.S., palmese, accusato di riciclaggio in un caso di Phishing per il quale erano stati chiesti due anni e otto mesi di reclusione.
Assolto perché il fatto non costituisce reato. Eppure S.S. ha dovuto aspettare tutto questo tempo perché colpevole di essere un “intermediario” inconsapevole.
A spiegare tutto è stato il legale Anna Pizzimenti.
“Questa sentenza chiude una vicenda lunga ben quattro anni e mezzo, al termine della quale il mio assistito ha finalmente ritrovato serenità. – ha spiegato l’avvocato – Ad innescare il processo il fenomeno del phishing, una tipologia di frode informatica per mezzo della quale scaltri truffatori violano i codici di accesso ai conti correnti di poveri malcapitati, prosciugandoli attraverso bonifici di cui i titolari sono del tutto ignari”.
Il punto è che per arrivare al loro obiettivo i malfattori si servono di terze persone, come nel caso dell’imputato, diventato in pratica parte attiva della truffa.
“Per entrare in possesso delle somme illegittimamente prelevate, – ha proseguito il legale- i phishers utilizzano inconsapevoli intermediari, – appunto – i quali vengono reclutati, sempre via web, attraverso fittizie proposte di lavoro, quasi sempre formalizzate in altrettanto fittizi contratti, con la prospettiva di sostanziosi stipendi.
Così, – ha aggiunto – mentre i secondi malcapitati credono di lavorare, in realtà diventano lo strumento attraverso cui far fuoriuscire dal circuito bancario italiano le somme illecitamente prelevate dai phishers. Quasi sempre il trasferimento del denaro avviene attraverso società di Money Transfer.
Il risvolto drammatico è che non appena gli istituti di credito allertano i propri clienti degli illegittimi prelievi, scatta la denuncia, che nella maggior parte dei casi conduce all’identificazione del solo “intermediario”, il quale si vede contestare l’accusa di riciclaggio, per avere trasferito all’estero le somme di denaro provenienti dagli illeciti bonifici, accreditate sul proprio conto corrente, seguendo pedissequamente le indicazioni fornite via mail dai sedicenti datori di lavoro”.
In parole povere si diventa parte integrante dell’imbroglio, senza saperne nulla e con difficoltà a spiegare la propria innocente posizione. L’avvocato in questo caso ci è però riuscita con l’approvazione della Presidente del Collegio penale del Tribunale di Palmi, Concettina Epifanio, che ha pronunciato l’assoluzione al termine dell’udienza.
“Il paradosso, – ha concluso il difensore – è che quasi mai si riesce ad identificare l’autore della truffa informatica, mentre sempre l’ignaro “intermediario” deve subire un processo penale, al termine del quale potrà essere assolto, solo dimostrando la propria assoluta estraneità al progetto criminoso, cui ha partecipato con la sola convinzione di “lavorare per la società con cui ha stipulato un contratto di lavoro” e senza essere stato mai consapevole del meccanismo illecito che ne era alle spalle, proprio come nel caso di cui mi sono occupata.”