“A Scuola di Genere. Autodeterminazione e Consapevolezza”: il progetto al quale, con entusiasmo, ha aderito il Liceo Scientifico “Gemelli Careri” di Oppido Mamertina, curato dalla referente prof.ssa Katia Macrì, in collaborazione con l’A.N.P.A.L e la Città Metropolitana di Reggio Calabria.
A seguito dei grandi fatti di cronaca accaduti nelle ultime settimane, si vuole evidenziare come la violenza di genere non sia un’emergenza ma un fenomeno radicato nella nostra società, come manifestazione più estrema di disuguaglianza, prevaricazione e pregiudizio. Presenti al tavolo dei lavori, graditissimi ospiti, la dott.ssa Angelita Iero, rappresentante ANPAL, l’avv. Paola Carbone, consigliera di parità della Città Metropolitana di Reggio Calabria, l’avv. Emanuela De Vito, l’avv. Carmelita Alvaro, Pres. Camera Minorile Malala di Palmi, l’Avv. Caterina Bonarrigo e l’avv. Maria Annunziata Gioffrè, Socie Camera Minorile Malala di Palmi, Alessia Olivo, Maresciallo del Comando dei Carabinieri di Oppido Mamertina.
Prende la parola la prof.ssa Macrì, la quale rivolge i saluti istituzionali ai presenti, porgendo i suoi ringraziamenti al Dirigente scolastico prof. Giuseppe Peduto, il quale, assente per impegni pregressi, ha accolto con grande interesse tale progetto, ritenendolo fondamentale per la sensibilizzazione degli alunni riguardo a questo scottante tema. L’incontro, moderato dagli studenti della quinta classe, Barbaro Antonino e Pellegrino Giovambattista, ha preso il via col collegamento on line con il dott. Umberto Paterlini, responsabile nazionale del Catalogo delle Buone Prassi, «contento di esserci e di vedere una Scuola che dalle parole passa ai fatti, in quanto luogo di prevenzione per la violenza di genere».
Lo stesso continua affermando che «è una iniziativa corale, che coinvolge i vari istituti di tutta l’Italia». I moderatori danno la parola alle relatrici del convegno e, nella fattispecie, la dott.ssa Iero ha inteso asserire che la collaborazione con L’ Istituto Gemelli – Careri costituisce ormai un punto fermo per le prerogative di diffusione per le politiche attive del lavoro, ritenute indispensabili al fine di arginare il fenomeno della violenza di genere. L’avv. Carbone puntualizza che il ruolo da lei svolto «favorisce la parità di genere nel mondo del lavoro contro ogni forma di discriminazione» per abbattere la disparità economica tra uomo e donna, «uguali nelle possibilità e nella capacità di scegliere».
Aggiunge che «occorre abbattere i retaggi culturali che impongono alla donna taluni ruoli predefiniti dalla società» per consentirle di raggiungere l’indipendenza economica che «conduce alla realizzazione del proprio io», esortando pertanto le studentesse a studiare per costruire il proprio futuro perché «le donne devono fare ciò che sono in grado di fare, ossia tutto!».
Segue la toccante testimonianza dell’avv. Emanuela De Vito, vittima, in età adolescenziale, di atti di violenza, «di prevaricazione quotidiana e sempre più crescente. Stavo male, non potevo salire nemmeno sul motorino o uscire con qualche amica. Ero un corpo senz’anima perché lui mi aveva distrutto dentro». Queste le parole di una donna che ha avuto il coraggio di denunciare, spinta dai suoi insegnanti che hanno compreso il suo malessere e il suo dolore. L’espressione «le persone come te devono morire!» giunge all’uditorio come testimonianza emblematica di una atroce esperienza, che è culminata in «quattro coltellate alla mia schiena che paradossalmente mi hanno liberata di lui: ero finalmente libera».
L’avvocato prosegue puntualizzando che la sua testimonianza non deve essere intesa come una narrazione ma «per riconoscere i sintomi e tutti insieme fare rumore». Per la Camera Minorile di Palmi l’avv. Alvaro, soffermandosi sulle “tre P” stabilite nel 2011 dalla Convenzione di Istanbul per la parità di genere (Prevenzione, Protezione, Pena n.d.r), asserisce che la ricetta più concreta è quella che «l’uomo e la donna devono avere la capacità di autodeterminarsi per abolire ogni pregiudizio e stereotipo» in quanto «la violenza è sbagliata in qualunque forma e per cercare di prevenirla occorre ascoltare e conoscere».
L’avv. Gioffrè, sulla scia di quanto ampiamente riportato, smentisce la convinzione relativa alla disparità di genere come «conseguenza di ambienti di bassa cultura e retaggi obsoleti ma in realtà fa parte di una mentalità radicata nel pregiudizio e pertanto “occorre diffondere la conoscenza dei centri antiviolenza». L’intervento dell’avv. Bonarrigo verte sulla «importanza della certezza della pena, di una risposta sicura di un ordinamento giuridico» con il presupposto imprescindibile di «essere tempestivi nella denuncia e non stare a guardare perché significa essere complici». La conclusione delle testimonianze è affidata al maresciallo Olivo volta a chiarire pragmaticamente che «le Forze dell’ordine sono sempre presenti, vicine e pronte a intervenire per combattere ogni forma di violenza».
I discenti porgono delle domande che conferiscono vivacità al dibattito, che trova il suo punto culminante in un intenso momento, in cui l’alunna Simonetta Orlando interpreta le parole di una toccante testimonianza di una sua coetanea, sulle note di Ludovico Einaudi “Nuvole bianche”, eseguite al pianoforte dall’alunna Patrizia Cananzi. I lavori si concludono con l’omaggio alle ospiti di una rosa rossa, simbolo di forza, mentre all’avv. De Vito viene donato un quadro realizzato per l’occasione dall’artista prof. Giuseppe Casaletto. Il progetto proseguirà con la realizzazione di una brochure, che sarà distribuita nel comprensorio, nel mese di marzo e che mira a fornire informazioni utili alle donne che subiscono violenza sotto qualsivoglia forma, in un’ottica di prevenzione e protezione.
Antonio Fonti
Nadia Silipigni