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Operazione Lampetra, scarcerato Santino Porcaro

La Corte di appello di Reggio Calabria, I Sezione penale, in accoglimento dell’istanza presentata dall’Avvocato Giuseppe Alvaro del Foro di Palmi, ha disposto la scarcerazione di Santino Porcaro, 36 anni, residente a Scilla, concedendo all’imputato gli arresti domiciliari.

A fondamento dell’istanza la difesa ha richiamato gli esiti favorevoli del giudizio abbreviato di appello, definito il 12 settembre scorso con l’assoluzione dell’imputato dal reato di associazione finalizzata al traffico degli stupefacenti, per non avere commesso il fatto.

Santino Porcaro, l’unico degli imputati nel processo Lampetra a essere assolto dal delitto associativo, era stato tratto in arresto nell’estate del 2021 in forza di un’ordinanza di custodia in carcere emessa dal GIP di Reggio Calabria nell’ambito di un’inchiesta, portata avanti dalla Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria e denominata “Lampetra”, riguardante i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, estorsione e tentato omicidio, in Scilla e territori limitrofi.

In primo grado, all’esito del giudizio abbreviato, Santino Porcaro era stato condannato dal GUP reggino alla pena detentiva di anni 12, mesi 6 e giorni 6 di reclusione, per il reato di partecipazione ad associazione a delinquere finalizzata al traffico degli stupefacenti, e per altri episodi di detenzione illecita di sostanza stupefacente di tipo cocaina a fini di spaccio.

Con l’atto di appello, predisposto in collaborazione con l’avvocato Annunziata Sobrio, l’avvocato Giuseppe Alvaro ha sostenuto, in particolare, che il contenuto delle dichiarazioni di uno dei coimputati, divenuto nel corso del procedimento collaboratore di giustizia, non suffragava l’ipotesi accusatoria, come aveva ritenuto il giudice di primo grado, e, anzi, offriva precisi riferimenti a sostegno dell’estraneità del Porcaro al sodalizio finalizzato al narcotraffico ipotizzato nel capo 2 della rubrica.

La Corte di appello di Reggio Calabria, condividendo le argomentazioni difensive, ha assolto l’imputato dal reato associativo, per non avere commesso il fatto, e, previa declaratoria di prescrizione di uno dei reati contestati, ha rideterminato la pena detentiva per gli altri capi di imputazione, in misura di anni 6, mesi 2, giorni 20 di reclusione. A seguito del dimezzamento della pena riportata in primo grado, non più riguardante reati ostativi, la difesa ha, quindi, richiesto e ottenuto in favore dell’imputato la concessione degli arresti domiciliari.

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