PALMI – Riprenderà il 15 maggio il dibattimento in aula bunker per il processo alla famiglia Napoli di Melicucco, accusata a vario titolo di aver ucciso l’elettrauto gioioese Fabrizio Piolo occultandone il cadavere.
Nel corso dell’udienza di oggi, iniziata dopo mezzogiorno e conclusasi in breve tempo, si sono costituite le parti: Domenico, Antonio, Rosina e Francesco Napoli sono i quattro imputati al processo, insieme a Pasquale Galatà.
Nello specifico, la Procura di Palmi nella persona del sostituto procuratore Giulia Pantano, contesta ad Antonio Napoli l’omicidio di Pioli, mentre gli altri membri della famiglia, il figlio Domenico, la moglie Rosina ed il nipote Francesco, devono rispondere del reato di concorso in omicidio ed occultamento del cadavere.
Pasquale Galatà è imputato a piede libero al processo, con l’accusa di aver coperto la latitanza di Domenico Napoli.
Davanti alla Corte d’Assise si sono costituiti parte civile il padre di Pioli, Antonio, e le sorelle Simona e Romina. Tra le persone offese, anche Simona Napoli che era assente al processo. Dopo il rigetto da parte della Corte della richiesta di riprese televisive, il processo è iniziato.
Il procuratore capo della Repubblica di Palmi Giuseppe Creazzo e il sostituto Giulia Pantano, nell’intervento d’apertura, hanno sostenuto di voler dimostrare come tutti gli imputati, tranne Galatà, abbiano con premeditazione e in concorso tra loro provocato la morte di Fabrizio Pioli.
Le difese degli imputati e in particolare i difensori di Antonio Napoli, Marcella Belcastro e Angelo Sorace, hanno sostenuto che dimostreranno che la morte di Pioli non è stato un fatto preordinato ma la conseguenza di una lite tra lo stesso Pioli e Napoli e che quindi non si tratta, per come annunciato dalla pubblica accusa, di un omicidio volontario premeditato.
I legali di Rosina Napoli e di Domenico Napoli, Armando Veneto e Marcella Belcastro, hanno sostenuto che i loro assistiti sono estranei ai fatti contestati.
L’udienza è stata poi rinviata al 15 maggio quando saranno sentiti gli ufficiali dei carabinieri che hanno condotto le indagini sulla sparizione di Pioli, il cui cadavere è stato trovato il primo marzo scorso su indicazione di Antonio Napoli, costituitosi lo stesso giorno dopo un anno di latitanza.