PALMI – Si è conclusa con la richiesta di 30 anni di reclusione la requisitoria del pubblico ministero Andrea Papalia, al termine della fase dibattimentale del processo a carico di Paolo Chiappalone.
Chiappalone è accusato di aver sparato contro l’avvocato Francesco Nizzari – ferito alla gamba ed al femore; in quell’agguato è morto per errore Martino Luverà. Un episodio che risale al 13 novembre del 2010 a Palmi. Tra le accuse che la Procura della Repubblica di Palmi ha rivolto nei confronti di Paolo Chiappolone, c’è anche il porto e detenzione di arma da fuoco – un fucile calibro 12 caricato a pallettoni – in luogo pubblico senza giustificato motivo, e le minacce che l’uomo avrebbe rivolto nei confronti di un dentista di Palmi, nel cui studio lavora la ex moglie di Chiappalone, che nel frattempo aveva avviato le pratiche di separazione assistita proprio dall’avvocato Nizzari.
Il 13 novembre del 2010 Martino Luverà – un operaio 33enne originario di San Martino di Taurianova, ma da tempo residente in provincia di Imperia – andò incontro all’appuntamento con la morte. Stava rientrando a casa di alcuni parenti presso i quali stava trascorrendo un periodo di vacanza quando, secondo l’accusa, Paolo Chiappalone, stava invece per portare a compimento i suoi propositi punitivi nei confronti dell’avvocato Francesco Nizzari, reo di seguire per la moglie la causa di separazione.
Secondo gli inquirenti, Martino Luverà sarebbe morto perché si trovava sulla linea di fuoco, a circa 20 metri di distanza dall’avvocato Nizzari, che era il reale obiettivo dell’agguato consumatosi in via Antonino Fondacaro. Martino Luverà sarebbe morto quindi solo per uno sfortunatissimo caso. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, diretta allora dal procuratore capo Giuseppe Creazzo e seguite dal pubblico ministero Andrea Papalia, sono state svolte dalla Compagnia dei Carabinieri di Palmi, retta dal capitano Maurizio De Angelis. Francesco Nizzari, gravemente ferito, fu ricoverato in prognosi riservata per diverso tempo anche fuori regione, prima di poter riprendere la sua attività professionale.
Per Martino Luverà non ci fu nulla da fare: colpito da due pallettoni, uno dei quali gli perforò la cassa toracica con gravi conseguenze al cuore ed a un polmone, morì in poco tempo per arresto cardiocircolatorio. Un processo fatto anche di un colpo di scena, quello del maggio dello scorso anno, quando la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Chiappalone. Inizialmente il Tribunale della libertà di Reggio Calabria aveva rigettato il ricorso presentato dagli avvocati Guido Contestabile e Girolamo Curti, difensori di Paolo Chiappalone, i quali avevano chiesto la scarcerazione del loro assistito.
Ha fatto seguito il ricorso in Cassazione, la quale ha annullato con rinvio l’ordinanza di carcerazione. Intanto il processo è iniziato con rito immediato, ed è ormai al termine. La settimana prossima l’avvocato Guido Contestabile che difende Chiappalone, terrà la sua arringa difensiva, prima di lasciare la parola ai magistrati (Silvia Capone presidente, a latere Caterina De Liguori) che si chiuderanno in camera di consiglio per la sentenza di primo grado.