Sarebbero stati alcuni dissidi economici tra la vittima ed i figli della donna a cui era legato sentimentalmente a portare il 9 gennaio del 2014 all’omicidio in contrada Salice a Galatro di Michele Franzè (leggi l’articolo).
E’ quanto emerso dalle indagini dei carabinieri della Compagnia di Gioia Tauro, coordinate dalla procura di Palmi.
I militari diretti dal tenente Gabriele Lombardo hanno arrestato questa marrina a Monsoreto di Dinami i fratelli Daniele (27 anni) e Giuseppe Matalone (30 anni) con l’accusa di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione, e di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in concorso.
I Matalone sono i figli di Filomena Sirgiovanni, 51enne che aveva una relazione con Franzè.
Dalle indagini, effettuate anche attraverso molte intercettazioni telefoniche e ambientali e numerose interrogatori, hanno permesso agli inquirenti di accertare, quale movente del delitto, l’esistenza nel periodo antecedenta all’omicidio di dissidi privati ed economici tra gli indagati e la vittima. In particolare è stato provato che Franzè avesse deciso di non dare pià denaro al nucleo familiare di Filomena Sirgiovanni.
Il lavoro dei carabinieri è riuscito a provare la presenza dei due indagati nel luogo dell’omicidio in un arco temporale compatibile con l’ora in cui il delitto è stato compiuto.
Attraverso le dichiarazioni rese dai testimoni e l’analisi del contenuto delle intercettazioni è stato smascherato il piano elaborato dai fratelli Matalone per creare falsi alibi che potessero di volta in volta giustificare gli indizi di colpevolezza emersi nei loro confronti.
I due indagati avevano tentato di giustificare le tracce di polvere da sparo, rinvenute sui loro indumenti, sostenendo di essere andati a caccia il giorno prima dell’omicidio. Ma gli investigatori hanno smontato questa ipotesi.
In un secondo momento, Daniele Matalone per giustificare una ferita sulla fronte (uno dei killer secondo i carabinieri sarebbe stato colpito dai colpi diretti verso Franzè) ha dichiarato di essersi fatto male mentre stava lavorando. Ma anche questa occasione le dichiarazioni si sarebbero rivelate false.
Gli arrestati sono stati portati nel carcere di Vibo in attesa degli interrogatori di garanzia.