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Omicidio Agresta: Iniziato il Processo

Il tribunale di Palmi

Il tribunale di Palmi

Giovanni Ruggiero

PALMI – Si è tenuta questa mattina dinanzi la corte d’Assise di Palmi (presieduta da Silvia Capone con a latere Maria Laura Ciollaro) la prima udienza del processo a Giovanni Ruggiero, l’uomo, reo confesso, che il 2 luglio del 2011 ha ucciso a coltellate la figlia naturale Francesca Agresta. Ruggiero, 84 anni, deve rispondere di omicidio volontario aggravato ed abusi ai danni della figlia.

Dalle testimonianze dei carabinieri che si sono occupati del caso e che hanno risposto alle domande degli avvocati e del Pm Luigi Iglio, sono emersi molti nuovi particolari. Il più agghiacciante è quello riportato dal Comandante della Compagnia di Gioia Tauro Ivan Boracchia che ha riferito di una intercettazione, durante un colloquio in carcere in cui Giovanni Ruggiero, raccontando le dinamiche dell’omicidio al figlio ha detto: «Quando lei mi ha chiesto pietà le ho dato l’ultima zaccagnata».

Francesca Agresta

Secondo quanto riferito da Boracchia, dopo aver ucciso la figlia in una pineta in località S. Elia a Palmi, l’uomo è tornato a Gioia nello stabilimento di famiglia. Da lì ha chiamato il figlio per farsi accompagnare dai carabinieri, ma prima di andarci è passato da casa. All’interno dell’abitazione, sono state trovate tracce di sangue e il telefono dell’uomo a cui era stata sostituita la sim.

Il comandante della compagnia di Gioia Tauro ha aggiunto che dalle indagini è emersa l’esistenza di rapporti sessuali tra Ruggiero e la figlia mentre non è stato trovato alcun riscontro all’ipotesi secondo cui potesse esserci un’altra persona al momento dell’omicidio.
Boracchia ha aggiunto che quando si è consegnato ai carabinieri «Ruggiero non sembrava una persona scossa e si è mantenuto lucido fino a sera inoltrata».

A confermare la freddezza dell’uomo è stato il comandante della stazione dei Carabinieri di Gioia Tauro, Giuseppe Cerro, il primo a parlare con Ruggiero il giorno dell’omicidio. «E’ entrato nel mio ufficio – ha dichiarato Cerro – e mi ha detto: Maresciallo ho ammazzato a uno». Cerro ha poi raccontato di aver accompagnato Ruggiero in macchina fino alla pineta in località S.Elia e di essersi fatto indicare il luogo preciso in cui era stato abbandonato il corpo di Francesca Agresta.

Si è soffermato invece in maniera particolare sui contenuti delle intercettazioni telefoniche e ambientali, Gianluca Ceccagnoli, comandante del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Gioia Tauro. «L’imputato – ha detto Ceccagnoli – addebita il movente dell’omicidio alle grosse richieste di denaro fatte dalla vittima, ma le somme di cui parla Ruggiero (100 mila euro per un locale) sono di gran lunga superiori a quelle veramente elargite (10 mila euro)». Secondo il comandante del Nucleo Operativo, le intercettazioni delle conversazioni telefoniche dei parenti della vittima confermerebbero la genuinità della deposizione di Carmela Avella, cugina di Francesca, che ha dichiarato di aver assistito personalmente agli incontri di natura intima tra sua cugina e Giovanni Ruggiero.

Un altro passaggio è stato dedicato al cellulare di Francesca Agresta, ritrovato dai carabinieri il 13 luglio in un furgone all’interno dello stabilimento di proprietà di Ruggiero. L’uomo, una settimana prima, durante un colloquio in carcere, aveva chiesto al figlio di recuperarlo e distruggerlo, dicendo: «se trovano la scheda esce fuori che la chiamavo e la minacciavo di morte».

Si è parlato inoltre delle due buste di foto trovate all’interno della macchina della vittima. La prima, di colore giallo, conteneva immagini del corpo nudo di Francesca Agresta, ed è stata rinvenuta durante una perquisizione dai carabinieri. La seconda bianca, contenente lo stesso genere di foto, è stata consegnata ai militari dalla madre, che ha dichiarato di averla trovata nella stessa automobile il giorno dopo il dissequestro del mezzo.

All’inizio della seduta è stata rigettata la richiesta, effettuata dagli avvocati delle parti civili (Giuseppe e Valeria Capua), di far svolgere il processo a porte chiuse.

In risposta alla richiesta degli arresti ospedalieri, avanzata dai legali di Ruggiero (Francesco Laratta e Manuela Strangi), è stato deciso di far effettuare una tac e un ecodoppler all’uomo e, successivamente, di redigere una relazione sanitaria, per capire se la situazione clinica si sia aggravata.
Giovanni Ruggiero è rimasto in aula solo durante la prima parte dell’udienza.

Lucio Rodinò

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