Antonino Scopelliti era un magistrato , noto per il suo impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Al momento della sua uccisione, stava lavorando al maxiprocesso contro Cosa Nostra, un procedimento giudiziario di enorme rilevanza.
L’agguato avvenne il 9 agosto 1991, mentre il giudice rientrava a casa dopo una giornata al mare. Gli assassini, almeno due persone a bordo di una moto, lo intercettarono lungo la strada provinciale tra Villa San Giovanni e Campo Calabro. Spararono con fucili calibro 12 caricati a pallettoni, colpendolo alla testa con due colpi ravvicinati. La sua morte fu istantanea e la sua auto, una BMW E36, finì fuori strada.
Le indagini hanno sempre ipotizzato un accordo tra mafia siciliana e ‘ndrangheta calabrese per eliminare Scopelliti, che aveva rifiutato pressioni per “ammorbidire” le sentenze di condanna ai boss mafiosi. Sebbene Pietro Aglieri fosse stato condannato in primo grado come mandante, fu assolto dalla Cassazione nel 1999, lasciando il delitto ancora senza colpevoli.
Ora, dopo 34 anni, la polizia scientifica è tornata sul luogo del delitto per nuovi rilievi, utilizzando la BMW del giudice, custodita dai familiari per tutti questi anni. Questo rappresenta un momento significativo nella ricostruzione dell’omicidio e potrebbe portare a nuove scoperte.