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L’ombra della criminalità organizzata sull’elezione di Parisi a consigliere comunale

Palazzo San Nicola a Palmi, sede del Consiglio comunale

Gabriele Parisi
Gabriele Parisi

Ma Gabriele Parisi non è un consulente come tanti. È consigliere comunale di maggioranza, eletto con 215 voti in una lista di centro destra a sostegno del candidato sindaco Giovanni Barone. Nelle quasi 2000 pagine di ordinanza di custodia cautelare, gli inquirenti parlano di Gabriele Parisi definendolo più volte «referente istituzionale della cosca Parrello-Gagliostro» in seno al Comune di Palmi, ed eletto con l’appoggio della ‘ndrina.

Settembre 2011: le elezioni comunali a Palmi sono distanti ancora qualche mese ma Parisi starebbe “lavorando” alla propria candidatura al consiglio comunale. Il 20 settembre Parisi contatta al telefono Giuseppe Saletta (del tutto estraneo all’indagine) all’epoca consigliere della Provincia di Reggio Calabria e successivamente, dopo le elezioni del 2012, nominato vicesindaco del Comune di Palmi dal primo cittadino Giovanni Barone, chiamandolo «avvocatissimo»; l’intento è quello di organizzare una cena insieme a Candeloro Gagliostro, cena che si sarebbe tenuta la sera del 23 settembre a San Ferdinando. Una cena informale («Non badare alla formalità, non c’è bisogno del vestito», dice Parisi a Gagliostro al telefono) con tanto di autista.

A giugno del 2012 si tengono a Palmi le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale; Giovanni Barone vince al ballottaggio contro Salvatore Boemi, Saletta viene nominato vicesindaco e Parisi è eletto consigliere comunale. Gli inquirenti, per provare che la sua elezione sarebbe avvenuta grazie al sostegno delle ‘ndrine, riferiscono alcuni episodi significativi. Descrivono incontri tra Parisi e diversi elementi di spicco delle cosche Parrello-Gagliostro e Raso-Gullace-Albanese, avvenuti durante la campagna elettorale.

Riferiscono, gli inquirenti, due episodi chiave. Risalgono entrambi al 7 maggio 2012, quando Candeloro Gagliostro informa al telefono Pietro Pirrello dell’affluenza alle urne, e successivamente chiama al telefono un’altra persona non identificata, con cui parla di Gabriele Parisi, dicendo che era teso per il risultato dello spoglio. In un’altra telefonata intercettata, Candeloro Gagliostro parla con la sua segretaria, facendo capire che era stato ai seggi a monitorare la situazione per controllare chi avesse votato e chi no.
E poi quel «ce l’abbiamo fatta, tutto a posto», detto al telefono da Demetrio Rossini a Gabriele Parisi subito dopo lo spoglio elettorale.

Qualche giorno dopo, al telefono Candeloro Gagliostro parla con Vincenzo D’Amico al quale confessa che Parisi era risentito per l’esito delle elezioni, perché ambiva ad essere il primo degli eletti ed invece era arrivato quarto.

«Ora comportati in modo pulito e corretto e non rompere i coglioni», diceva al telefono Gagliostro a Parisi subito dopo le elezioni. Un modo diretto, eloquente, per ricordargli l’obbligo di trasformare in favori futuri il suo sostegno alle elezioni. Gagliostro asseriva quindi che il sostegno accordato a Parisi fosse stata una condizione necessaria per mantenere una rappresentanza della cosca nel mondo politico, nonostante non fosse un candidato “forte”, a causa del suo basso indice di gradimento nel bacino elettorale. Precisava infatti di essersi speso per reperire i voti necessari affinché il “consulente” venisse eletto.

Da alcune conversazioni telefoniche emerge che a catalizzare l’appoggio della cosca fosse stato lo stesso candidato a sindaco Giovanni Barone, il cui nome non risulta tra quello delle persone coinvolte nell’inchiesta. Il 30 aprile 2012 Demetrio Rossini chiama una certa Sabina a cui parla della preferenza di voto da esprimere; i due parlano di «voti che Rossini le aveva chiesto». Nel corso della stessa telefonata Rossini parla con un certo Antonio, sostenendo la candidatura a sindaco di Palmi di «Gianni Barone» e di altre persone come consiglieri, di cui gli avrebbe parlato di persona.

Il 5 maggio del 2012, sempre al telefono, Rossini chiama Parisi per avere informazioni su come il padre avrebbe potuto esprimere la preferenza per la sua candidatura a consigliere.

Questo, per gli inquirenti, il quadro indiziario a carico di Gabriele Parisi, da cui «risulta evidente come la permanente disponibilità del Parisi, soggetto professionalmente qualificato, al servizio del Gagliostro – e delle ditte del suo circuito, delle cui intestazioni fittizie era pienamente al corrente – sia risultata funzionale al perseguimento dei fini dell’organizzazione – recita l’ordinanza – Ciò, al di là di un rapporto riducibile a fattispecie di ordine concorsuale, rappresenta univoco sintomo di inserimento strutturale nel sodalizio e, quindi, di vera e propria partecipazione, tenuto conto delle vicende elettorali che lo avevano coinvolto tanto da farne un referente della cosca in seno al Comune di Palmi, al quale era stato eletto con l’appoggio della ‘ndrina. La capacità di veicolare informazioni tra i sodali, la conoscenza dei meccanismi elusivi di comunicazione tra gli stessi, l’assoluta disponibilità all’esecuzione delle direttive del Gagliostro, l’esecuzione di compiti di “concetto”, per la redazioni di bilanci delle società e quant’altro necessario al mantenimento dei disposti meccanismi fittizi, ne fanno dunque un necessario ganglo dell’organizzazione ed utile strumento alla realizzazione dei fini illeciti della stessa».

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