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La memoria che produce conoscenza

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(Filmato e sonoro d’epoca di Antonio e Vincenzo Orso)

Ricostruire gli eventi del passato, facendone dell’indagine storica una dimensione del sapere, assume, per ogni comunità, una priorità culturale d’indiscutibile importanza pedagogica.

Il relativo reperimento dei fatti – indagati anche attraverso nuove opportunità di lettura di documenti filmati – appare alquanto decisivo, in modo particolare se il percorso individuato è in grado di raccogliere una sfida, vale a dire quella di rendere ragione della realtà presente.

Una prospettiva, questa, il cui sforzo ha inteso ricordare, a distanza di quarantadue anni, la posa della prima pietra per la realizzazione del porto, al servizio del V Centro siderurgico.

Questa ricostruzione storica – supportata, tra l’altro, dal correlato contributo di Lucio Rodinò – tende a restituire l’intrinseca narrazione di talune dinamiche sociali.

Le immagini sembrano scorrere dal ventre di un arcaico incantesimo, ma in realtà sono partorite da una sorta di antropologia dell’attesa, che a tratti si stringe sui volti, lasciando intravedere i perversi meccanismi di costruzione di un intrappolante destino.

L’essenza del filmato, introdotto dall’incedere di un breve ma denso brano musicale, se da una parte consente di cogliere gli umori di allora, immersi in un’inquieta temporalità del quotidiano, dall’altra autorizza a prendere le distanze dall’indubbia valenza celebrativa, contribuendo all’attivazione di un processo di consapevolezza critica intorno a uno dei più significativi – e forse più sottovalutati – eventi della storia contemporanea della Calabria e del Meridione. Un passaggio, dunque, indispensabile per sapere in che misura pensieri e azioni siano ancora oggi condizionati – se non dirottati – dall’eredità del passato, ma anche per cogliere le ragioni rinnovate di un impegno a favore delle urgenze del nostro tempo. Si è del parere, per questo motivo, che la visione della complessità del filmato – se mediata da analisi realistiche ed efficaci – ponga di fronte alle potenzialità offerte dalla funzione critica della memoria, alla quale non possono non avere accesso le giovani generazioni. Si tratta di un doveroso esercizio, che oltre a produrre conoscenza, scoraggia eventuali tentativi volti a mitizzare gli accadimenti proposti, che a volte ne distorcono – o, peggio ancora, ne semplificano – l’interpretazione.

Gli altri articoli dello speciale:

La prima pietra, da Andreotti a Ravano

Il porto di Gioia, il successo e le cause del declino

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