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La lezione di Francesco Verderami agli studenti del liceo “Pizi”: “Bisogna resistere per vincere”

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Riceviamo e pubblichiamo

Ognuno di noi va in cerca di modelli da imitare, soprattutto i giovani, spinti come sono dalla sete di giustizia e di onestà: ma “non bisogna adeguarsi al conformismo di verità assoluta: bisogna imparare a cercare un’altra prospettiva, salire  sui banchi e verificare se il luogocomunismo sia rassicurante”.

È con queste parole che Francesco Verderami, editorialista del Corriere della Sera, ha incontrato gli studenti del Liceo “Pizi” di Palmi sabato 11 Marzo, nell’ospitale e moderna Aula Magna gremita di  giovani delle quinte classi.

Si è trattato, più che di un incontro, di una lezione di orientamento universitario e professionale, dal momento che Verderami ha intrattenuto gli studenti sul suo percorso di vita che lo ha portato a divenire “una firma” del Corriere.

Dopo i saluti e la presentazione del giornalista da parte della dirigente scolastica Maria Domenica Mallamaci, Francesco Verderami ha intrattenuto, con uno stile informale, ma con argomenti professionali, gli studenti, prossimi ad intraprendere la carriera universitaria.

“Non bisogna mentire mai a se stessi: se c’è la tendenza verso la carriera giornalistica, bisogna coltivarla con approfondimenti sulle conoscenze, con umiltà di apprendimento sul campo, con passione che deve durare per tutta la vita”.

Non ha disatteso le speranze degli studenti, Verderami, anzi, ha suscitato, a fine incontro, un dibattito acceso su curiosità legate alla “vita da giornalista”, con i retroscena remunerativi, in un momento storico in cui tutti i settori appaiono in crisi, e con la ricerca della “verità” che la notizia deve saper trasmettere al lettore.

Domande a cui Verderami ha saputo rispondere con esempi tratti dalla sua vita professionale ed umana, partendo dal suo passato di “studente del Pizi, goliardico, in una classe compatta di amici che oggi sono qui a salutarmi e il cui ricordo mi lega a loro in maniera indissolubile”.

Tra episodi di vita studentesca da liceale e “passione” verso un mestiere che appariva già definito nella sua vocazione ancora acerba, Verderami ha intrattenuto i giovani sull’amore per ciò che si desidera “fare nella vita, inseguendo il sogno che fa vincere non chi è più bravo, ma chi ha più resistenza”; e lui  è uno di questi!

Incalzato dalle domande, Verderami ha distribuito la sua empeirìa in Aula magna, tra ricorsi alla memoria e parenesi a passione e verità, binomio inscindibile nel suo mestiere, in cui molte sono le difficoltà iniziali per giungere alla mèta di alta professionalità.

“Perché chi non insegue il proprio sogno, vuol dire che non ha abbastanza passione, che è il motore di tutto ciò che ci spinge, giorno dopo giorno, a realizzare piccoli pezzi di un grande puzzle che è la nostra, la vostra vita. E voi, ragazzi, siete la futura classe dirigente del nostro Paese. A voi noi passeremo il testimone. Alzate la testa dall’I-phone! Ciò che ancora può salvarci è la conoscenza, il sapere, in cui un grande ruolo riveste la scuola. Bisogna provare piacere per la conoscenza!”

Talvolta, ha rotto il disincanto, specialmente in quei giovani che credevano che la professione di giornalista fosse, dunque, possibile solo con la passione, con le conoscenze e con  le capacità soggettive; una sua espressione, “fammi apprendere l’amaro”, riferita alle sue prime vere esercitazioni nel campo giornalistico, ha virtualmente creato curve, angoli acuti, ostacoli, perfino cadute, in quella retta immaginaria che gli aspiranti giornalisti avevano immaginato di percorrere per coronare un sogno.

“Ma io volevo esercitare questo mestiere fin da bambino ed ho affinato questa mia passione nel tempo, prima quasi per gioco, fingendo di trasmettere radiofonicamente l’emozione di una partita di calcio tra Gioiesi e Palmesi, sottoponendo i miei compagni e qualche professore a sopportare le mie radiocronache … perché, in effetti, io volevo diventare un giornalista sportivo, mentre, per varie circostanze della vita, mi sono avvicinato di più alla politica, non trascurando il senso del gioco che mi spinge, come passione iniziale, a scrivere di politica come se si trattasse di una partita tra squadre rivali. La politica, d’altra parte, è una competizione tra schieramenti diversi”.

L’incontro è stato intervallato dai contributi di alcuni suoi ex compagni di liceo, convenuti in Aula magna per salutare un caro amico, complice di episodi giovanili che sono stati raccontati in vernacolo palmese e che hanno suscitato ilarità tra i giovani e hanno consentito che l’incontro fosse quasi informale, trovandosi tutta la platea catapultata tra “conigli  nel sacco e pastiglie Valda sul muretto”.

Anche se l’incontro si è concluso tra autografi e foto di gruppo, gli alunni non dimenticheranno certo che “non si deve mentire mai a se stessi e, se guardandoci dentro, scopriamo che è quello il nostro mestiere, supportato da competenze e passione, bisogna perseguirlo fino alla fine, senza arrendersi, perché la tenacia ripaga e la passione è quella molla che ti consente di divertirti mentre lavori. Il mio mestiere è come un gioco e non c’è nulla di più serio del gioco”.

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