Un momento della relazione

Nei giorni scorsi, gli Accademici della cucina della delegazione di Gioia Tauro-Piana degli Ulivi si sono riuniti a Taurianova presso il ristorante “Osteria Zero” per celebrare la conviviale dal tema “Cucina delle Radici a Chilometro Zero“, nell’ambito dell’argomento dell’anno “Dieta Mediterranea e Cucina delle Radici: Salute e Benessere. Il delegato, Ettore Tigani, ha avviato l’incontro con i saluti di benvenuto rivolti agli accademici presenti nonché ai graditi ospiti, soffermandosi poi sull’importanza della Cucina delle Radici nella tradizione culinaria italiana e, in specie, in quella della Piana di Gioia Tauro. La cultura per tale cucina si interseca, sempre secondo il delegato Tigani, con la storia del nostro territorio, in chiave squisitamente identitaria attraverso la valorizzazione dei prodotti locali che, per un verso, esalta la biodiversità dei luoghi e, per altro, per come scientificamente riconosciuto, il loro uso in cucina determina effetti benefici sulla salute. Il tutto va coniugato con il tema della sostenibilità, in quanto tale cucina agevola il cambiamento climatico e contrasta lo spreco alimentare.

Il simposio è stato curato dal Segretario accademico Giuseppe Zampogna che, nel corso della sua puntigliosa relazione, si è soffermato sulle qualità nutrizionali della Cucina delle Radici e sugli innumerevoli benefici dell’utilizzo dei prodotti che sono da sempre alla base di quella che viene universalmente conosciuta come dieta mediterranea. A tal proposito, Zampogna ha evidenziato che “La dieta mediterranea tradizionale, cioè quella consumata dalle popolazioni del bacino mediterraneo nell’immediato dopo guerra e cioè negli anni 50-60, non è solo un modo di mangiare ma un insieme di conoscenze, abitudini sociali e tradizioni culturali storicamente tramandate dalle popolazioni che si affacciano nel Mare Nostrum quindi, più che di dieta intesa come regime restrittivo o limitante, si può parlare di uno “stile di vita” la cui importanza è stata riconosciuta a livello mondiale dall’Unesco, che nel novembre 2010 ha riconosciuto la dieta mediterranea come “patrimonio immateriale dell’umanità“.

Il simposiarca ha poi proseguito sostenendo che “questo semplice e frugale modo di consumare i pasti ha favorito nel tempo i contatti interculturali e la convivialità, dando vita a un corpus formidabile di saperi, costumi sociali e celebrazioni tradizionali di molte popolazioni del mediterraneo. La paternità della ricerca sulla dieta mediterranea è da attribuire al medico nutrizionista Lorenzo Piroddi (1911 – 1999), che nel 1939 ipotizzò la connessione tra abitudini alimentari e insorgenza delle malattie del ricambio. Per curare i suoi pazienti, Piroddi elaborò una prima versione della dieta mediterranea, che limitava il consumo di grassi animali privilegiando quelli vegetali. Il primo studioso che portò il concetto di “dieta mediterranea” all’attenzione della scienza fu Ancel Keys (1904 – 2004). Durante il suo soggiorno notò che l’alimentazione abituale dei contadini dei piccoli paesi del sud Italia era povera di grassi di origine animale (mangiavano carne raramente, a differenza dei ricchi che la consumavano pressoché quotidianamente) ma costituita prevalentemente di pane, pasta in varie forme e spesso consumata con legumi, legumi utilizzati per le minestre, frutta e verdura di stagione e disponibili nei loro orti, olio extra vergine di oliva, spesso anche formaggio e frutta secca quando disponibile, integrata con vino. La conclusione di questa ricerca portò Ancel Keys a definire la dieta mediterranea come lo “stile di vita” migliore per vivere meglio e più a lungo, rendendolo popolare in tutto il mondo”.

I lavori sono stati conclusi dalla tradizionale votazione degli accademici che ha salutato positivamente l’evento culinario. La conviviale è stata anche l’occasione per lo scambio di auguri per le festività natalizie, in un rinnovato rapporto di amicizia tra gli accademici.