Può un luogo che è da decenni grigio come il cemento e rosso ruggine come il ferro, diventare improvvisamente bello ed accogliente? Possono dei palazzi con mattoni a vista e persiane indecorose fare da cornice ad una serata in cui a dominare è il tema della bellezza? Sì, e basta poco.
Basta l’entusiasmo di qualche giovane, la saggezza degli ospiti ed il calore e partecipazione del pubblico a diffondere bellezza e colore, a rendere uno dei luoghi più suggestivi di Palmi, ma anche più deturpati, la scalinata di via Toselli, un hotbed of genius.
“Il mito della bellezza” è stato tutto questo: una serata alla ricerca della bellezza che tre giovani ragazzi palmesi, Peppe Crea, Francesco Stilo e Maria Trimarchi di “Libera Associazione Caleidoscopio”, hanno voluto donare alla loro città. Una sera d’estate dedicata al dialogo e alla riflessione sul ruolo della bellezza.
A dare il via alla serata, il maestro Saro Alati al pianoforte; poi la parola è passata a Peppe Crea, che ha introdotto i relatori, i professori Domenico Rosaci del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, delle Infrastrutture e dell’Energia sostenibile alla Mediterranea di Reggio Calabria, e Ottavio Amari, Direttore generale dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Rosaci ha incantato il pubblico con una lezione sul concetto di bene-bellezza, un intervento elegante e armonioso, capace di darsi ritmo passando dalla mitologia alla filosofia, attuale e storico; gli autori della letteratura contemporanea e della filosofia classica sono stati raccontati in modo così lineare, da aver poi stimolato una serie bellissima di domande da parte di giovani anche lontani da studi filosofici. Rosaci ha quindi trasformato in concretezza, il messaggio che l’associazione “Caleidoscopio” si è prefissa di divulgare: dimostrare come la cultura debba essere trasversale, capace di contaminare tutti a prescindere dal nostro ambito professionale di competenze.
La parola è quindi passata al professore Ottavio Amaro, Architetto e Direttore Generale dell’Università Mediterranea, con un intervento incentrato sul concetto di arte, capace di rendere visivamente reali le osservazioni di natura architettonica e di intervallarle con riflessioni intellettuali su autori non solo della scena architettonica, ma anche della storia dell’arte e della letteratura Europea.
Due cavalletti sporchi di calcestruzzo e una tavola di legno sono stati la seduta, con piedi dondolanti nel vuoto, del Maestro Rocco Cannizzaro: un ingresso inaspettato quanto il brano di Luis Bacalov, “Il postino”, che ha sovrapposto e ritmato l’intervento di Peppe Crea.
“Vorrei che Palmi accogliesse la mia proposta di dare a questa scalinata il nome di “Piccolo Teatro di Palmi” – ha detto – Vorrei che fosse chiaro l’intento di portare nel centro della città riflessioni che troppo spesso sono rinchiuse tra le mura di sale-conferenza troppo lontane e formali; vorrei che si comprendesse come oggi più che mai, sia necessario allontanare la cultura dalle torri d’avorio e riportarla nelle strade. Vorrei, e questo è il mio desiderio, che molti degli organizzatori di eventi culturali cogliessero l’importanza della semplicità e ricordassero che la cultura deve essere patrimonio di tutti, soprattutto di chi ancora non l’ha provata”.
E rispondendo a una riflessione fatta da un ragazzo del pubblico, Peppe Crea ha concluso. “Adesso farò una cosa che in Teatro non si fa, spiegare la scenografia. Questa è la mia scenografia del brutto, fatta di cemento e ferro arrugginito, di mattoni a vista e di impalcature, di tappeti persiani dentro, e di facciate oscure fuori. Ma poi ci siete Voi, ci siamo Noi, qui, questa sera, e allora non resta che scegliere cosa essere, se essere la Calabria della bruttezza oppure la Calabria che questa sera è fatta di bellezza. Adesso non tocca che scegliere. Questo è il mio messaggio come scenografo di questa notte”.
Le conclusioni sono state affidate a Francesco Stilo che ha approfondito alcuni aspetti di teoria dell’architettura e con una meravigliosa osservazione sulla vibrazione e sulla fisica quantistica, tanto sintetica quanto stimolante di un nuovo giro di interventi. Quindi il saluto dell’assessore alla Cultura Wladimiro Maisano, trasformatosi in un apporto ulteriore, vista la sua veste di architetto, alle riflessioni sino a quel momento dibattute.