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Ippolito (Circolo Armino): «Da relazione di fine mandato emerge una Palmi meno popolosa e più indebitata»

Pino Ippolito

Depositata la relazione di fine mandato a firma del sindaco di Palmi, Giuseppe Ranuccio.

In un articolo pubblicato sul sito del Circolo “Armino”, il commento di Pino Ippolito Armino, consigliere di opposizione e candidato a sindaco alle elezioni del prossimo 12 giugno.

«Il primo elemento che balza agli occhi è la continua, apparentemente inarrestabile, emorragia demografica della città – si legge nell’articolo – Al 6% in meno realizzato in epoca Barone, si somma un altro punto e mezzo registrato negli ultimi cinque anni».

Palmi, che già negli anni scorsi aveva perso il primato di città più popolosa dell’area metropolitana, dopo Reggio Calabria, rischia di scivolare al quarto posto nell’elenco dei centri per numero di abitanti, facendosi scavalcare anche da Siderno.

«La perdita di importanza all’interno dell’area metropolitana e della Regione accompagna la contrazione del bilancio comunale, il declino delle attività economiche, la progressiva marginalizzazione di una città che avrebbe, viceversa, un altissimo potenziale di sviluppo – si legge ancora nell’articolo – Le passività, esplose al termine della sindacatura Barone, si sono ulteriormente allargate passando dai 7,7 milioni di euro del 2017 ai 10,7 milioni di euro registrati a fine 2021».

Stando a quanto riportato dall’articolo a firma di Ippolito, il debito che grava su ogni cittadino parlmese, «che era già cresciuto del 42% con Barone, si è impennato di un ulteriore 41% con Ranuccio. Se la tendenza non sarà invertita e la città non sarà in grado di sviluppare una strategia di crescita ci attendono anni sempre più difficili».

Le difficoltà del bilancio comunale sono date dalla consistenza dei residui attivi e passivi, cresciuti del 94% e del 139% rispettivamente nel quinquennio 2017-21.

«I primi sono crediti presunti, i secondi debiti certi – spiega Ippolito – A che è servito il salasso delle casse comunali? Se Barone nel 2012 poteva temerariamente inserire tra le sue realizzazioni il nuovo affaccio al Sant’Elia (ma non il Museo del Mare, ohibò!) oggi Ranuccio non può che annunciare opere che verranno. Alla devastazione ha fatto seguito l’inerzia. Ecco perché l’alternativa che noi rappresentiamo non solo è possibile ma è necessaria».

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