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Ipercolesterolemia: come intervenire per migliorare la nostra salute?

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L’argomento di oggi è molto controverso e dibattuto, in quanto, più si va avanti con gli anni, più si sentono teorie che discostano tra loro.

Da un punto di vista teorico, si parla di ipercolesterolemia quando la concentrazione di colesterolo nel sangue è superiore ai 200mg/dl. 

C’è da tenere in considerazione, però, che non necessariamente un colesterolo alto è correlato ad occlusione delle arterie: infatti, il rischio cardiovascolare può dipendere dal sommarsi di numerosi fattori come fumo, obesità, sedentarietà, patologie, cattiva alimentazione, stress, stati infiammatori.

I livelli di colesterolo nel sangue possono variare a seguito di patologie come iper o ipotroidismo, o come il diabete, che aumenta la mobilizzazione dei lipidi. Uno dei più importanti fattori di rischio per le patologie cardiovascolari è il sovrappeso; per questo motivo è molto importante dosare bene le calorie evitando gli eccessi alimentari.

Più che l’attenzione al contenuto di colesterolo nei singoli alimenti (che, ormai è scientificamente provato, influisce sul colesterolo nel sangue solo per il 15-20%), sono gli eccessi calorici e l’elevata assunzione di zuccheri e acidi grassi saturi ed idrogenati i responsabili principali dell’aumento della colesterolemia. 

Recenti studi, inoltre, pongono l’attenzione non più sul colesterolo totale e sull’ LDL (il cosiddetto colesterolo cattivo), ma su sottoclassi di LDL (che sembrano essere quelle più pericolose per la formazione delle placche) e su altre piccole molecole che circolano nel sangue (come l’apolipoproteina A, l’apolipoproteina B, e altre simili) che, in associazione a livelli di infiammazione elevati (l’obesità è uno dei fattori che maggiormente predispone a stati infiammatori), possono andare a creare un danno a livello delle nostre arterie e, solo successivamente, creare la placca responsabile della “chiusura” del passaggio.

Infatti, il rapporto tra apoA/apoB si è dimostrato un fattore di rischio cardiovascolare più significativo rispetto al rapporto HDL/LDL, insieme a valori elevati di lipoproteina a piccola, soprannominato il 3° colesterolo. 

Questo, insieme ad un’elevata produzione di radicali liberi (le cui cause, purtroppo, sono sempre le stesse: errato stile di vita, fumo, stress, ecc) possono portare a problematiche cardiovascolari serie.

Ora che abbiamo qualche informazione in più, come possiamo intervenire per migliorare il nostro stato di salute?

È preferibile mangiare con più frequenza pescelegumi e cereali integrali, e di fare ampio consumo di  verdura, limitando i dolci, buona parte dei formaggi stagionati e lavorati, il sale e l’alcol.

I veri killer che scombussolano i livelli di colesterolo e che, soprattutto, incrementano il nostro grasso viscerale e la produzione di radicali liberi e di alti livelli di infiammazione, sono i grassi idrogenati o trans., contenuti in cibi come la margarina, nei prodotti da forno come brioche, nei grissini, nei crackers e nei biscotti. 

Molti dei prodotti contenenti grassi idrogenati (o transesterificati) vengono pubblicizzati come “0% colesterolo” inducendo a pensare che in quel modo il problema venga risolto. Se è vero che quei grassi utilizzati sono di origine vegetale (attenzione: vegetale non equivale sempre a sano!) e che il prodotto è privo di colesterolo, è anche vero che sono alimenti ricchi di acidi grassi trans. 

Fortunatamente, non è così difficile accorgersi di questa tipologia di alimenti, in quanto, per legge, il produttore ne deve dichiarare l’utilizzo in etichetta (“acidi grassi totalmente idrogenati” o “acidi grassi parzialmente idrogenati”). È importante prestare attenzione anche ad oli e grassi tropicali, anch’essi ricchi di sostanze dannose: questi sono più complicati da “scovare”, in quanto in etichetta è sufficiente scrivere la dicitura “oli vegetali”.

Escluso, invece, dall’elenco dei cibi “incriminati” l’uovo: infatti, sebbene sia un alimento ricco di colesterolo, ha tante altre componenti che lo rendono un alimento necessario e salutare.

Contiene prevalentemente lipidi mono e poli insaturi, ossia le categorie che fanno bene al nostro organismo e contrastano lo stress ossidativo e i radicali liberi, riducendo così il rischio cardiovascolare; sono poi ricche di micronutrienti fondamentali per mantenere un buono stato di salute. Infine, come già detto, il colesterolo assunto con gli alimenti influisce solo per un 20% su quello ematico; quindi, non sarà certo questa piccola parte a determinare problematiche, viste tutte le altre caratteristiche positive di questo alimento.

Altri alleati contro la formazione di placche ateromasiche sono:

  • la fibra alimentare, in particolar modo quella solubile, grazie alle sue proprietà che favoriscono l’assorbimento di alcuni macronutrienti
  • il pesce, ricco di acidi grassi essenziali e che concorre a ridurre i livelli di trigliceridi nel sangue
  • prodotti ad elevato contenuto di acidi grassi mono e polinsaturi (come l’olio extravergine di oliva)

Da tutto ciò, è evidente che l’origine delle patologie cardiovascolari è multifattoriale e come tale deve essere trattata. Quindi, è importantissimo lavorare sullo stile di vita a 360° non concentrandosi solo su un aspetto, soprattutto se vi è familiarità per questa tipologia di problematiche.

Al prossimo articolo!

Dott.ssa Silvia Lamalfa

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