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Idroelettrico a Galatro, Pederzolli (Federbim): «Discutibile sentenza del Tribunale Regionale delle Acque»

Galatro

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«Quanto riportato nell’articolo pubblicato su LaC News24 lo scorso 27 dicembre lascia perplessa la Federazione. Si parla infatti di una sentenza del Tribunale Regionale delle Acque che impedisce al Comune di Galatro di incassare autonomamente i sovracanoni BIM e i sovracanoni rivieraschi ad esso spettanti, dovuti dalla società Icq Idro che dal 2009 gestisce una centrale idroelettrica sfruttando le acque del fiume Fermano, ricadente nel Bacino Imbrifero Montano del Mesima».

Così dichiara in una nota Gianfranco Pederzolli Presidente della Federbim – Federazione Nazionale dei Consorzi di Bacino Imbrifero Montano.

«Secondo il giudice i sovracanoni sono ammessi però a richiederli non può essere un solo Comune ma l’insieme degli enti che devono formare un Consorzio BIM. Probabilmente, tale sentenza deriva da una sbagliata interpretazione della Legge 959/53. Infatti – sottolinea Pederzolli – i Comuni compresi in un Bacino Imbrifero Montano sono costituiti in Consorzio obbligatorio solo se ne fanno domanda almeno i 3/5 di essi.

Diversamente, come previsto all’art. 2 della legge “Se non si raggiunge la maggioranza prevista dal secondo comma dell’articolo 1 per la costituzione del Consorzio obbligatorio, il sovracanone che deve essere pagato dai concessionari di grandi derivazioni d’acqua per forza motrice ai sensi del precedente articolo sarà versato su apposito conto corrente fruttifero della Banca d’Italia al Ministro dei Lavori Pubblici, il quale provvederà con decreto alla ripartizione della somma tra i vari comuni interessati, in base ai criteri stabiliti nell’articolo stesso”.

Questa norma venne successivamente sostituita dalla L. 228/97 (soppressa dalla L. 35/2012 e recepita nuovamente con L. 221/12), la quale dispose che a decorrere dal 1997 se non veniva raggiunta la maggioranza per la costituzione del Consorzio obbligatorio il sovracanone sarebbe stato versato direttamente ai Comuni, portando alla conseguente chiusura del conto corrente del Ministero dei Lavori Pubblici.

Ci troviamo dunque di fronte a un chiaro abbaglio – ribadisce Gianfranco Pederzolli che spiega – in un Bacino Imbrifero Montano, come quello del Mesima, per il quale esiste un decreto di ripartizione percentuale del sovracanone BIM dovuto dai concessionari di derivazioni d’acqua ai Comuni aventi diritto facenti parte del BIM, (DECRETO 11 ottobre 2017 del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) è assurdo che ad un Comune venga inibita la riscossione di quanto gli spetta. È indubbio che lo strumento migliore per la riscossione dei sovracanoni BIM sia il Consorzio BIM ma, qualora questo non fosse costituito, in presenza di un Decreto Ministeriale che sancisce la percentuale spettante, il concessionario è tenuto a pagare direttamente i singoli Comuni».

A nome della Federazione il Presidente Federbim sente di dover tranquillizzare il Comune suggerendo di «fare ricorso al Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche che sicuramente ribalterà la sentenza. Purtroppo, la nostra esperienza ci consente di affermare che il tema della riscossione del sovracanone BIM, soprattutto nei Bacini Imbriferi Montani nei quali non è stato costituito alcun Consorzio BIM, è un vero e proprio nervo scoperto e che sono molteplici le situazioni in cui i diritti vengono negati o non sono esercitati.

La Calabria – spiega Pederzolli – è la regione interessata da più BIM a livello nazionale, ben 18, che comprendono un totale di 155 comuni nelle diverse province. Non esiste nessun Consorzio BIM costituito sui 24 potenzialmente costituibili. Questi sono dati che devono far riflettere. A questo proposito la Federbim sta lavorando duro per costituire un database che possa consentire di mappare tutto l’idroelettrico a livello nazionale, per controllare l’intero sistema e per non permettere più che una legge così importante come la 959/53 venga elusa ad alcuna latitudine.

Questa importante operazione – conclude il Presidente – è volta proprio a tutelare l’attuazione della legge 959/53, nata con il nobile scopo di risarcire i territori che subiscono il deperimento di una risorsa pubblica e fondamentale come l’acqua. La legge in questione è la nostra legge madre e far sì che venga rispettata, dal nord al sud Italia, è una priorità assoluta per la Federazione».

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