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I “Democristiani” nel raconto di Mimmo Nunnari

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Di Anna Pizzimenti – Non è stato un amarcord, una nostalgica rievocazione del passato, ma una penetrante e coinvolgente lezione di storia politica contemporanea condotta a più voci: da chi l’ha interpretata, da chi l’ha raccontata, da chi l’ha vista e, solo per ragioni anagrafiche forse, non l’ha anche pienamente vissuta. A fare da cornice, un pubblico nutrito, attento, partecipe, qualificato e trasversale, per età e interessi: la presentazione dell’ultima opera letteraria di Mimmo Nunnari, “Democristiani”, a Palmi è stata un evento ben confezionato nei contenuti e nella scenografia che li ha sorretti.

L’evento è stato organizzato dal movimento politico-culturale “Faro”, costituitosi a Palmi nel marzo di quest’anno, in collaborazione con la Scuola Superiore di Psicologia Applicata “G. Sergi”, e la libreria Mondadori Point di Palmi.

A introdurre e condurre la serata è stato il presidente del movimento “Faro” Carmelo Ciappina, che nel sintetizzare gli scopi dell’associazione ha illustrato le ragioni della scelta di presentare il libro di Mimmo Nunnari, ossia avviare una ricognizione storica sulla politica italiana per informare e formare, soprattutto le giovani generazioni, a un impegno in politica serio e consapevole. E per farlo, è stato chiesto a un politico di lungo corso e di lungo percorso democristiano, l’onorevole Mario Tassone, di prendere parte all’incontro, alla presenza dell’autore.

Dopo i saluti della presidente della Scuola di Psicologia “G. Sergi”, Assunta Carrà, e della responsabile del Mondadori Point, Emanuela Gioffrè, il presidente del movimento “Faro” Carmelo Ciappina ha, a sua volta, salutato i numerosi ospiti.

Stimolati dagli opportuni intermezzi del presidente Ciappina, Nunnari e Tassone si sono alternati in un racconto vivace, stimolante, rappresentativo in modo quasi tangibile dei fasti, e anche dei nefasti, non solo della Democrazia Cristiana, ma della politica italiana lungo il corso e le anse del fiume degli eventi che l’hanno caratterizzata.

Mimmo Nunnari ha spiegato di aver sentito il bisogno di scrivere un libro sui democristiani, spinto da quel sentimento di declino e smarrimento che ha avvertito nella constatazione della dimenticanza di molti fatti del nostro passato, una damnatio memoriae che ha colpito la Democrazia Cristiana, nell’erronea convinzione che la politica sia sempre stata una contrapposizione fra destra e sinistra. È esistita, invece, una via di mezzo, che è doveroso conoscere e recuperare: la storia dei cattolici in politica, che è coincisa con la storia dei grandi uomini, dei giganti, «quando i giganti – chiosa Mimmo Nunnari – non erano solo i democristiani».

«Mentre alcuni pensano che la storia (della DC, ndr) sia finita, Mimmo Nunnari apre un nuovo capitolo, accende una luce», è l’esordio dell’onorevole Tassone che dà il via a una snella ricognizione di quei significativi episodi che, subito dopo Tangentopoli, determinarono l’eclissi della DC, dopo un lungo periodo in cui il partito era stato non solo alla guida dell’Italia, ma dell’Europa, innescando la convinzione che dopo il 1993 l’impegno dei cattolici in politica fosse definitivamente chiuso.

Si alternano, Nunnari e Tassone, nelle considerazioni sulle questioni messe in gioco da Ciappina, attingendo al racconto del libro: c’è ancora per i cattolici uno spazio per la politica attiva? E se è così, qual è la via da percorrere? Non ci sono risposte monolitiche, ma la rappresentazione di uno scenario che affascina e atterrisce allo stesso tempo; convengono sulla necessità di rivalutare la storia della Democrazia Cristiana come un’opportunità per recuperare e riscattare dall’oblio quel patrimonio di valori che si legano a doppio filo al valore e al ruolo dell’umanità nella società attuale per proseguire lungo quel percorso, perché, «anche se non si può ricostruire com’era, non sono convinto che la storia della DC sia finita», aggiunge Tassone.

Nel dibattito che è seguito, alcuni degli ex sindaci di Palmi hanno condiviso riflessioni, attingendo alla propria esperienza e militanza politica.

Atteso da tutti l’intervento dell’onorevole Armando Veneto, un autentico gigante del dire e del fare. Nell’assoluto silenzio della sala gremita e coinvolta anche emotivamente dal suo racconto, l’onorevole Veneto ha ripercorso la sua storia di democristiano.
«Siamo un gruppo di delusi – ha sospirato – traditi dagli amici di battaglia», ma non ha tremato la sua voce nel momento in cui ha esortato al senso di responsabilità tutti coloro che scelgono di impegnarsi in politica. “Se occupi la scena, devi esserci, per rendere un comune servizio alla comunità», ha proseguito. Un ammonimento, quest’ultimo, che richiama molto quell’invito a “essere credibili”, che il Beato Rosario Livatino rivolgeva innanzitutto a se stesso, nell’espletamento del proprio ufficio di magistrato.

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