Giovanni Laruffa padre nobile di una contesa tra dissidenti e nuovo corso. L’ex sindaco è voluto intervenire nella diatriba – nascente politica poi sfociata in giudiziale – innescatasi nelle more della fase congressuale di aprile e dalla quale aveva preso le distanze ritenendo, la via del tribunale, non consona alla composizione della controversia con un accorato appello a tutto campo, invocando unità tra i democratici ed al contempo ammonendo la gamba tesa del PCI cittadino intromessosi, spiega Laruffa, nella questione, da spettatore interessato “consentendo “agli altri” di inserirsi, alimentando, anche con scorrette e spregevoli affermazioni e gratuite polemiche, ulteriori divergenze” al fine di “distrarre l’attenzione dell’opinione cittadina dal riflettere sulle ben celate nuove tasse e sulla negativa gestione della cosa pubblica a cura di un’amministrazione incapace di affrontare le tante problematiche della nostra realtà, fino a poterla definire fallimentare nei suoi primi 180 giorni”. Confronto seppur “libero ed aspro” definito impossibile proprio dentro il partito di Tripodi “vista l’oligarchica e monocratica gestione delle stesse strutture” è stata la stoccata di Laruffa che ha invitato gli amministratori in carica ad occupare più proficuamente il loro tempo “nel tentativo di affrontare i tantissimi irrisolti problemi della nostra cittadina, cosa non riuscita negli ultimi 12 anni”. L’ex sindaco nelle vesti di pompiere ha voluto, pertanto, strigliare gli attuali cento iscritti al partito chiarendo che, a suo avviso, “ancora vi sono le condizioni per riportare il nostro partito alla guida della città” riflettendo sul fatto che “siamo stati, tutti – nessuno escluso, con detta scarsa lungimiranza nei comportamenti – “i migliori alleati” dei nostri avversari; penso sia arrivato il momento di riflettere e porre fine a detta miopia politica”. Dunque, dopo questa “provvidenziale” uscita del più autorevole e politicamente esperto tra i rappresentanti la vecchia dirigenza del partito in città si potrebbe aprire una fase del tutto nuova se non addirittura benefica di deposizione delle armi utile a rinforzare la fragile ossatura della neonata creatura piddina polistenese chiamata a muovere i primi passi in un contesto finora assai internamente conflittuale che certo non ha agevolato l’allargamento della base. “E’ arrivato quindi il momento di dire basta” ha chiosato l’ex sindaco, che ha chiesto di porre uno stop alle polemiche, invitando il segretario Marco Policaro e la dirigenza del circolo a promuovere un incontro con tutti gli iscritti per discutere “dei problemi irrisolti della nostra comunità, delle prospettive per la stessa, dei progetti e percorsi per lo sviluppo economico-lavorativo di Polistena e di tutto il comprensorio” chiedendo a tutti di accantonare “le note recenti diatribe” nella speranza “che siano le strutture interne al partito a saperle dirimere, con giusta celerità, non i tribunali ordinari, già oberati di tanto lavoro” è quindi stato il suo auspicio, in conclusione. Tutto questo mentre scorre veloce il countdown che abbrevia la venuta del gotha del partito a Polistena chiamato – oltre che a parlare di proposte e prospettive politiche, alla testa dei potenziali elettori – anche ad esprimersi, alla pancia dei contestatori, su una vicenda più da fratelli-coltelli che da organizzazione politica strutturata intenta a disegnare, in quota parte, il futuro di questo territorio.
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