Molti ragazzi, tanti ospiti ma pochi residenti alla manifestazione contro la ‘ndrangheta voluta dall’Amministrazione comunale di Gioia Tauro e svoltasi in mattinata. Forse per la giornata lavorativa, forse per paura, gli adulti presenti si sono limitati ai rappresentanti delle associazioni cittadine.
A sfilare, autorità militari e religiose con il vescovo Francesco Milito e alcuni parroci della città, il procuratore della Repubblica di Palmi Emanuele Crescenti, la vice presidente della Giunta regionale Giusi Princi, tanti sindaci, il fondatore di Libera don Luigi Ciotti e moltissimi studenti di Gioia Tauro e Rosarno.
Una manifestazione che nasce dopo l’operazione Hybris condotta all’inizio del mese dai carabinieri contro le cosche Molè e Piromalli di Gioia Tauro e che ha portato in carcere una cinquantina di persone. Cosche che, secondo l’accusa, controllavano ogni attività economica della città.
«Questa, è vero, è terra di ‘ndrangheta – ha detto il sindaco Aldo Alessio – ma noi dobbiamo anche dire che molti sono i cittadini per bene che hanno paura. Siamo qui per dire che sappiamo chi sono gli ‘ndranghetisti, che sappiamo il male che fanno. Siamo qui per dire che noi cercheremo in ogni modo di respingere la loro cultura mafiosa».
Tra i tanti messaggi dei ragazzi, anche quelli di Crescenti, di mons. Milito e di don Ciotti che ha chiuso la manifestazione.
«La vera mafia è sempre la penultima – ha detto il fondatore di Libera – perché l’ultima è sempre quella più nascosta, perché si rigenerano sempre e sono sempre più forti». Tre parole ha consegnato don Ciotti ai presenti: «continuità nell’impegno sociale e civile contro le mafie, condivisione, perché solo insieme si possono combattere le mafie, e corresponsabilità, condizione necessaria per un’azione comune di contrasto in una nuova consapevolezza di sinergia tra società civile e istituzioni».
«Attenti agli affabulatori, ai seduttori e ai mormoranti che stanno sempre ai margini – ha concluso don Ciotti – ed erodono l’impegno e gli entusiasmi. Il tempo che viviamo è difficile ma è necessario uno scatto di dignità da parte di tutti».