GIOIA TAURO – Stasera alle 18.30, presso la Biblioteca Comunale di Gioia Tauro e con il patrocinio del Comune di Gioia Tauro, avrà luogo la presentazione del libro “Noi, gli uomini di Falcone” edito da Sperling e Kupfer.
All’incontro, moderato dal giornalista Gioacchino Saccà, parteciperà l’autore, generale Angiolo Pellegrini.
“Una guerra che ci impedirono di vincere” perchè “potevamo arrestarli tutti, mafiosi e pezzi infedeli dello Stato, ma qualcuno, in alto, si è tirato indietro sul più bello”, le parole di Pellegrini sono dure e secche come frustate, come i colpi che purtroppo decimarono tanti agenti di polizia, carabinieri, magistrati e giudici, caduti in quella guerra contro la mafia che, ancora, non è stata vinta. Dure e dolorose, come lo strenuo lavoro che vide impegnati gli ‘uomini di Falcone’ dal 1981 fino allo storico maxi-processo del 1985.
Era il gennaio del 1981 quando a Palermo l’allora capitano Angiolo Pellegrini assunse il comando della sezione Anticrimine dell’Arma dei carabinieri. In un momento storico in cui la mafia teneva la Sicilia sotto scacco, seminando decine di morti eccellenti. L’unica speranza era riposta in un giudice palermitano che con alcuni colleghi aveva fatto della lotta alle cosche la sua missione: Giovanni Falcone.
Ma per portare avanti le indagini aveva bisogno di uomini fidati. E Pellegrini non si tirò indietro, anzi. Mise insieme un gruppo di fedelissimi, la cosiddetta banda del “capitano Billy The Kid” e andò a infilare il naso dove nessuno aveva mai osato.
Grazie alle sue intuizioni e ai suoi metodi investigativi innovativi, Angiolo Pellegrini si conquistò la fiducia di Giovanni Falcone, costruendo con lui una profonda intesa e un lavoro quotidiano fianco a fianco per cinque anni. Il suo lavoro contribuì in maniera determinante a costruire i “mattoni” che resero possibile la celebrazione del maxiprocesso alle cosche.
A Caltanissetta, nel 1984, nel corso del processo per l’omicidio del giudice istruttore Rocco Chinnici, fu proprio Pellegrini a raccontare in aula che l’obiettivo di Chinnici era arrestare i cugini Ignazio e Nino Salvo, i potentissimi esattori di Salemi, divenuti i veri padroni economici della Sicilia grazie anche al ruolo di grandi elettori della Democrazia Cristiana.
Per gli ambienti politici ed economici dell’isola le affermazioni di Pellegrini furono una vera e propria bufera. Da lì a poco i Salvo ma anche l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino saranno arrestati. Per il capitano Pellegrini invece, quello sarà “l’inizio della fine”.
Il racconto diretto di Pellegrini, grazie al lavoro di stesura del giornalista Francesco Condoluci, che si è sempre occupato di mafia per “Il quotidiano della Calabria” e per “Il sole 24 ore”, scorre fluido e serrato, come in un romanzo.
Una narrazione intensa e avvincente, raccontata per una volta dalla parte di chi si “sporcava le mani” a fare le indagini, ricca di squarci inediti e inquietanti, come i tentativi di delegittimazione nei confronti del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa da parte di istituzioni, politica e anche all’interno delle stesse forze armate, dopo la sua nomina a prefetto di Palermo.
“Noi, gli uomini di Falcone” è un capitolo di storia vera, un omaggio alla figura del giudice ucciso a Capaci nel ’92, ma anche a tutti quei valorosi uomini che combatterono quella stagione epica e che hanno pagato con la vita la loro sfida. Arricchito da materiale investigativo inedito e immagini esclusive di Giovanni Falcone e dei magistrati che indagarono su cosa nostra, è un libro da non perdere anche per il suo messaggio di denuncia, chiara e forte, contro chi, quella guerra non ha voluto vincerla.