GIOIA TAURO – Se da un lato occorre abbattere le barriere culturali ed emotive che fanno del carcere un mondo a sé, dall’altro bisogna incidere sul processo formativo degli adolescenti aprendo loro gli occhi su cosa significhi violare le leggi e subire la conseguente punizione, ma anche quanto sia faticoso il ritorno alla vita libera, il reinserimento sociale.
É partendo da questo concetto che giovedì si é liberamente parlato di detenzione carceraria all’istituto tecnico “Severi-Guerrisi” di Gioia Tauro, grazie alla presentazione del libro “Strisce di luna”, scritto dal giovane Felice Diego Lacopoli.
L’evento, organizzato dall’amministrazione comunale di Gioia Tauro – assessorato alla cultura, é stato moderato da Monica Della Vedova, e ha visto la partecipazione di Caterina Provenzano, giornalista e critica letteraria, Don Silvio Mesiti, cappellano militare casa circondariale di Palmi, e Maria Carmela Longo, direttore del carcere di Reggio Calabria.
“Il carcere rappresenta uno spaccato della società, non un mondo a parte. – ha detto la direttrice – É un’istituzione utile, perché é giusto che chi sbaglia paghi. Poi sta a chi lo vive scegliere se fare una crescita personale o occupare il tempo in maniera insignificante. Di certo il mostro non é in carcere, é la società ad esserlo. Nella vita quotidiana puoi scegliere chi frequentare, in carcere no. – ha aggiunto – La vita in carcere non é facile. Ti ritrovi con persone che non hai scelto in uno spazio limitato. Tutto é imposto, non decidi nulla, neanche quando andare in bagno”.
Caterina Provenzano ha invece riassunto il tema e la trama del libro riuscendo ad innescare nel pubblico che la ascoltava attentamente, la voglia di comprare e leggere immediatamente l’opera.
La manifestazione si é poi animata grazie all’intervento di don Silvio Mesiti che ha lanciato ai ragazzi presenti diverse provocazioni.
“Non tutti quelli che sono dentro meritano di stare dentro, – ha detto – e non tutti quelli che sono fuori meritano di stare fuori”.
All’iniziativa, alla quella hanno partecipato anche il sindaco Renato Bellofiore e il preside dell’istituto Giuseppe Gelardi, era presente lo stesso autore del libro.
“In carcere avviene di tutto. – ha esordito il giovane scrittore – I detenuti tendono a perdere la loro identità umana, e la loro unica amica, vista attraverso le sbarre, é la luna”.
Il libro racconta infatti la vicenda di tre personaggi che nella New York dei primi del Novecento condividono la triste esperienza della detenzione.
Eva Saltalamacchia